Non fu complotto, semmai pregiudizio contro Berlusconi
Per cercare di rispondere definitivamente alla domanda sul presunto complotto, dobbiamo ammettere semmai che contro il governo Berlusconi s’instaurò un clima di sfiducia, di pregiudizio, che spinse i mercati nell’estate del 2011 a non assegnare alcuna credibilità alla manovra finanziaria d’emergenza varata, inclusiva di una riforma delle pensioni alquanto ragionevole. Sarà anche perché eravamo all’inizio di questa crisi finanziaria quasi infinita, ma è come se 5 anni fa i mercati avessero aspettative molto più elevate di quelle odierne, rimanendo quasi immediatamente contrariati alla percezione di una deviazione dei governi dal percorso delle riforme desiderato.
Sappiamo che oggi, invece, complici i potenti stimoli monetari, pur in presenza di un debito in continua crescita, di fondamentali deboli e di riforme scarse, gli investitori mostrano molta più tolleranza. Silvio Berlusconi non fu molto presumibilmente vittima di alcun complotto, ma di un’Eurozona senza bussola, che non riuscì a gestire in maniera efficace e credibile la crisi di fiducia verso l’euro. Il governo ci mise del suo con le divisioni sulle riforme e qualche tensione di troppo, per non parlare delle opposizioni, che lungi dal cercare di dare vita a un clima di unità nazionale in funzione anti-crisi, ne approfittò (legittimamente) per cercare di sbarazzarsi una volta per tutte del premier. Insomma, quello dello spread non fu un “imbroglio”, come rimarca da sempre l’ex premier, ma la ovvia conseguenza di mercati in fibrillazione sulla paventata scomparsa imminente della moneta unica.