Lo spread tra BTp e Bund a 10 anni si è impennato nella seduta di oggi fino a ridosso dei 130 punti base. A metà pomeriggio, si attestava a 126,6 punti. Non è stata una giornata come le altre, perché si è riunita la BCE, la quale ha mantenuto invariati gli stimoli monetari e i tassi d’interesse. In teoria, il mercato avrebbe dovuto reagire senza grosse emozioni alla non notizia, ma è accaduto che nel frattempo paesi come Germania e Spagna diramassero i dati sull’inflazione nel mese di ottobre.
Gli obbligazionisti non l’hanno presa bene, perché hanno intravisto in questi numeri il rischio di una inversione a U della politica monetaria. La BCE sarebbe costretta a sterzare con il board di dicembre. E del resto, il boom dello spread ha coinciso con una risalita dei rendimenti italiani e non anche di quelli tedeschi. Al contrario, i secondi sono scesi ancora più negativamente fino al -0,17%.
Con boom spread, rendimento a 10 anni sopra 1%
Il rendimento decennale italiano si è portato sopra l’1% per la prima volta dal maggio scorso, tornando ai livelli di oltre un anno fa. Un fatto a cui porre attenzione, perché sta avvenendo con Mario Draghi a Palazzo Chigi, cioè nelle condizioni politiche, oltre che finanziarie, migliori possibili per i mercati. Anche il rendimento spagnolo ieri, a conferenza stampa di Christine Lagarde in corso, saliva allo 0,55%, ma in rialzo di soli 8 punti base rispetto alla chiusura della seduta di mercoledì.
Forse, non ha giovato neppure il basso tasso di crescita negli USA, dove il PIL nel terzo trimestre è salito solamente del 2% annuo, sotto le stime del 2,6%. Il rischio stagflazione si fa sempre più nitido anche per l’Eurozona. E questo per l’Italia sarebbe lo scenario peggiore possibile, dato il livello altissimo di indebitamento pubblico.