Per trovare uno spread BTp-Bund a 10 anni più basso di quello di questa mattina non ci basterebbe leggere il grafico degli ultimi 10 anni. Il differenziale di rendimento tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi è sceso nel corso di questa prima seduta settimanale e successiva alla formazione del governo Draghi sotto 90 punti base, a 89,5 per l’esattezza mentre scriviamo. E si tratta di un livello di poco inferiore a quello minimo toccato nel marzo 2015, quando l’allora governatore della BCE aveva appena iniziato ad acquistare titoli di stato dell’Eurozona con il “quantitative easing”.
Ma i rendimenti dei BTp stamane non stanno continuando a scendere, anzi segnalano una pur minima ripresa. Ad esempio, il decennale si riporta sopra lo 0,50%, mentre il BTp 2067 arretra da una quotazione di 134,3 a una di 133,7. Come si questa questo con l’ulteriore restringimento dello spread? Semplicemente con il fatto che stanno continuando a risalire i rendimenti tedeschi. Stamattina, il Bund a 10 anni offre il -0,38%, ai massimi da fine maggio 2020, cioè da 8 mesi e mezzo a questa parte. Tre settimane fa soltanto, rendeva il -0,55%.
La rapida risalita dei rendimenti “core” sono la risposta del mercato obbligazionario alla reflazione in corso. La Germania è passata da un calo tendenziale dei prezzi dello 0,3% a dicembre a un rialzo dell’1% a gennaio. Nella storia, raramente si assiste a fenomeni così repentini presso le economie avanzate.
Tra reflazione e primi passi di Draghi
La fine della deflazione sta portando a un veloce “repricing” dei bond, tranne che in Italia. Da noi, i BTp si mostravano molto deprezzati rispetto agli omologhi stranieri. Ancora oggi, il rendimento a 10 anni resta positivo anche in termini reali e in area 0,30%.
I capitali si stanno spostando verso l’Italia per le due suddette ragioni, anche se obiettivamente la reflazione ne sta limitando gli afflussi. Per quanto sia fuori discussione che la BCE continuerà a sostenere l’economia fino al marzo dell’anno prossimo, il netto rialzo dell’inflazione sta affievolendo le probabilità che l’istituto vari ulteriori stimoli monetari, i quali farebbero bene particolarmente ai bond degli emittenti fiscalmente più deboli.
In questa mancata prosecuzione del rally oggi vi sarebbe anche il classico “pit stop” dei mercati dopo una lunga corsa. Gli investitori starebbero monetizzando i guadagni delle precedenti sedute, al contempo cercando nuovi spunti per tornare a comprare, osservando i primi passi del nuovo governo. Ieri sera, il ministro della Salute ha rinviato a non prima del 5 marzo l’avvio della stagione sciistica, quando mancavano poche ore alla riapertura degli impianti. Simili passi falsi non depongono a favore di una lettura entusiastica circa i provvedimenti della nuova compagine governativa, peraltro molto composita sul piano politico. Da Draghi i mercati si aspettano segnali positivi riguardo alla capacità dell’Italia di tornare alla normale in un quadro sanitario sicuro, oltre che sull’uso razionale dei fondi del Recovery Plan. Ma dopo l’atto di fede dei giorni scorsi, adesso è iniziato il momento di guardare ai fatti.