La sanità italiana viene dipinta come una voragine per i nostri conti pubblici e, in effetti, leggendo le cronache giudiziarie dell’ultimo decennio, in particolare, l’idea che emerge è quello di un “magna magna” di pochi ai danni dei contribuenti e in molti casi, purtroppo, dei diritti dell’ammalato. Eppure, in pochi sappiamo che la nostra sanità viene considerata tra le migliori al mondo. D’altronde, se come italiani godiamo di una longevità tra le più alte al mondo, parte del merito va anche all’accuratezza delle cure mediche.
Analizzando i numeri, possiamo affermare senza ombra di dubbio, che pur in presenza di sprechi, la sanità italiana sarebbe più efficiente di altri sistemi in Europa. In questo articolo, vi presentiamo quattro indicatori a conferma dell’affermazione appena esposta. Trattasi di dati OCSE, che qui sotto vi proponiamo e che mettiamo in confronto tra di loro. (Leggi anche: Tagli alla spesa sanitaria, il caso dell’Ospedale Pellegrini di Napoli)
Spendiamo meno degli altri
Iniziamo con la spesa sanitaria: lo stato spendeva nel 2015 il 6,6% del pil, a copertura del 75% della spesa complessiva degli italiani, pari all’8,8% del pil. Sono percentuali nettamente inferiori a quelle delle altre principali economie. La Germania, esempio di finanze pubbliche parsimoniose, spende nella sanità pubblica il 10% del suo pil, coprendo più del 90% del fabbisogno dei cittadini tedeschi, pari all’11% del pil. In Francia, la quota pubblica dedicata è dell’8,4%, a fronte del 10,7% complessivamente speso dai suoi residenti.
E passiamo a un altro indicatore di efficienza sanitaria: il numero di posti letto, in rapporto alla popolazione residente. In Italia, risultano 3,3 ogni 1.000 abitanti (dato 2013, verosimilmente da rivedere al ribasso), poco più della metà dei 6,2 in Francia e di gran lunga meno degli 8,23 in Germania. I tagli hanno riguardato un po’ tutti i paesi negli ultimi decenni, ma resta il fatto che dal 1995 ad oggi, a fronte di un aumento della popolazione residente italiana di 4 milioni, il nostro paese risulta avere tagliato quasi 145.000 posti letto, avendoli quasi dimezzati, la Germania di 134.000 e la Francia di circa 95.000.