Come la stangata sull’oro in Italia ha fregato milioni di famiglie

La tassazione sull'oro è quadruplicata quest'anno, azzerando i rialzi delle quotazioni negli ultimi mesi. E non è l'unica ingiustizia in tema.
2 mesi fa
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Stangata fiscale sull'oro in Italia
Stangata fiscale sull'oro in Italia © Licenza Creative Commons

Dall’inizio dell’anno segna una crescita di prezzo di oltre il 18% in euro. Nel lungo periodo si conferma un investimento a tutela del potere di acquisto contro l’inflazione. Ma milioni di famiglie italiane masticano amaro dopo la stangata sull’oro introdotta a partire da gennaio. Non riguarda tutti, bensì solo coloro che volessero rivendere il metallo senza essere provvisti dell’apposita documentazione di acquisto. Alzi la mano chi di noi possiede tutti i certificati relativi alle date e ai prezzi di acquisto di lingotti per investimento.

E più si va indietro nel tempo, minori le probabilità di trovarli nei cassetti.

Tassazione oro quadruplicata

La stangata sull’oro è stata introdotta a partire da quest’anno con la legge di Bilancio. In cosa consiste? Fino al 31 dicembre scorso, se in Italia vendevamo oro, avremmo pagato in tasse il 26% di un quarto del ricavato. Questa norma è stata rivista. Adesso, il 26% si applica all’intero ricavato. A meno che non si è nelle condizioni di dimostrare il prezzo di acquisto a suo tempo. In quel caso, questo verrebbe detratto come costo.

Come dicevamo all’inizio, però, difficile che per l’oro acquistato molti anni fa disponiamo della relativa fattura. Pertanto, è come se la tassazione sia stata quadruplicata in maniera piuttosto generalizzata. Facciamo un esempio: vendo oggi un lingotto di 10 grammi ai prezzi di mercato, cioè per circa 710 euro. In assenza di fattura dell’acquisto, dovrei versare allo stato circa 185 euro (26% di 710 euro). Fino all’anno scorso, me la sarei cavata con il 26% di 177,50 euro (un quarto di 710 euro), cioè versando all’incirca 46 euro.

Aumento reale in 40 anni

Ecco dimostrata la stangata sull’oro. E non è tutto. Immaginate di avere acquistato il lingotto di 10 grammi esattamente 40 anni fa, quando lo avremmo pagato per 134 euro, tramutando le quotazioni dalle vecchie lire. Abbiamo beneficiato di un apprezzamento del 430%, pari alla media annua di circa il 4,3%.

Considerate che nello stesso periodo l’inflazione italiana è stata in media del 3%. Dunque, il metallo è stato ancora una volta capace di proteggere il nostro potere di acquisto.

Poiché i prezzi al consumo in Italia risultano nel periodo essersi moltiplicati in media di 3,224 volte, il nostro acquisto a 13,40 euro al grammo corrisponderebbe oggi a 43,20 euro. Dunque, a rigore fino a questo valore non abbiamo effettivamente guadagnato alcunché. Ci siamo limitati a tenere testa all’inflazione. Tuttavia, lo stato pretende il pagamento del 26% su tutto il ricavato, non solo di quella legata all’aumento reale di valore. Nel nostro esempio, i suddetti 185 euro. Se fossimo chiamati a versare solo il 26% sull’aumento reale, pagheremmo solo sui 72 euro.

Stangata oro e fattore inflazione

Neppure la normativa in vigore fino allo scorso anno teneva in considerazione il fattore inflazione. Perlomeno, però, essa forfetariamente ne teneva conto con un’imposizione fiscale ridotta. La stangata sull’oro di quest’anno, invece, fa venire meno tale beneficio a favore del rivenditore. Nei fatti, rischia di mitigare fortemente i guadagni di questa fase. Il metallo segnava ieri +18% da inizio anno. A luglio ha segnato l’ennesimo record, sfiorando i 2.500 dollari l’oncia.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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