Meno di due anni fa era scesa contro il dollaro ai minimi storici. Da allora, guadagna attorno al 19% e risale ai massimi da due anni e mezzo a questa parte. Il cambio si è portato fin sopra 1,33. La sterlina non è più nel mirino dei mercati. Sembra che il peggio sia alle spalle. Ad offrirle sostegno in queste ultime sedute è stata la decisione della Banca d’Inghilterra, presieduta dal governatore Andrew Bailey, di lasciare i tassi di interesse al 5%. Londra non ha voluto seguire per il momento l’esempio della Federal Reserve, che mercoledì ha tagliato i tassi dello 0,50%. A luglio, li aveva ridotti dello 0,25%, avviando l’allentamento monetario.
A Londra tornata stabilità politica
D’altronde, l’inflazione nel Regno Unito resta sopra il target del 2%. Ad agosto è rimasta invariata al 2,2%. C’è anche un fattore politico che giova in questa fase in favore della sterlina. Il governo del premier laburista Keir Starmer è sorretto da una solida maggioranza parlamentare. La sinistra è tornata al potere dopo 14 anni trascorsi ininterrottamente all’opposizione. Nella passata legislatura, nata alla fine del 2019, si erano succeduti tre premier conservatori. Dopo Boris Johnson era stata la volta di Liz Truss, la premier più passeggera in circa duecento anni di storia nazionale. Appena un mese e mezzo, durante il quale i mercati presero di mira Gilt e cambio.
Infine, Rishi Sunak aveva guidato il regno per oltre un anno e mezzo, ma senza riuscire ad imporre del tutto la propria leader ai Tories. L’instabilità politica aveva stancato gli investitori. Adesso, Starmer sta avendo la possibilità di dimostrare ai mercati di poter garantire continuità nell’azione di governo.
L’esordio non è stato brillante. Sin da subito Downing Street si è ritrovata a gestire con grande difficoltà dure e diffuse proteste in varie città contro l’immigrazione clandestina.
Atteso primo bilancio laburista
A sorvegliare i conti pubblici c’è ora Rachel Reeves, cancelliere dello Scacchiere. Ha promesso che sosterrà la crescita economica, anche se non si hanno ancora i dettagli di quale possa essere l’impostazione della sua prima legge di bilancio. Andrà presentata entro il 30 ottobre e in quella sede si vedrà se il deficit sarà ridotto e se ci saranno aumenti delle tasse, sinora esclusi per Iva, redditi da lavoro e previdenza. La risalita della sterlina vuole essere un’apertura di credito dei mercati verso il nuovo esecutivo, anche se l’umore rischia di mutare presto. Da un lato gli investitori si aspettano misure pro-crescita, dall’altro anche prudenza fiscale. Non sarà facile mettere insieme le due cose.
L'”effetto Truss” da due anni a questa parte è diventato lo spauracchio che aleggia su tutti i cancellieri, i quali fino a quel momento pensavano che il Regno Unito fosse immune dagli attacchi speculativi. Starmer non vorrà dare anche solo l’impressione di minacciare la tenuta dei conti pubblici, ma dovrà anche lanciare un segnale al suo elettorato dopo la vittoria netta di appena due mesi e mezzo fa. Una sterlina più forte già lo aiuta nella lotta contro l’inflazione, attraverso la riduzione dei costi per le importazioni.
E ciò con il tempo dovrebbe spingere la Banca d’Inghilterra a tagliare i tassi con maggiore convinzione, contribuendo alla crescita dell’economia.
Sterlina tra ulteriore risalita e rischio di tornare giù
Nel primo semestre, il Pil britannico è cresciuto più delle altre grandi economie avanzate: +0,7% nel primo trimestre e +0,6% nel secondo. In estate, però, si è assistito a un rallentamento e si teme che il terzo trimestre possa portare a una stagnazione. La prima finanziaria di Reeves farà capire a mercati ed elettori dove voglia andare a parare il governo labour di Starmer. La sterlina può registrare un’ulteriore salita se la manovra di bilancio sarà percepita di sostegno all’economia e al contempo attenta ai conti pubblici. Viceversa, può scivolare se sarà il classico “tax and spend” d’impronta keynesiana. Già i super ricchi se la danno a gambe sulla fine dello storico regime fiscale “non-dom“.