Stipendi manager bancari sconvolsero il mondo
Che l’aria stia cambiando, lo dimostra anche Goldman Sachs, la banca d’affari americana forse simbolo del potere finanziario nel mondo. Dopo pressioni da parte degli azionisti, lo stipendio del ceo Lloyd Blankfein nel 2016 è stato tagliato del 27%, passando da 30 a 22 milioni, essendo stato tagliato un bonus legato a risultati di lungo termine e pari a circa 7,5 milioni.
In realtà, non saranno le leggi a forzare le società a mostrarsi moderate nelle loro politiche retributive.
Sull’onda di tale rabbia popolare, anche l’azionariato ha preso coscienza di sé, forse ancora non a sufficienza, ma gradualmente si sta rendendo conto che il capitalismo per definizione si fonda sul capitale, non sui mega-stipendi di manager avulsi dalla realtà, che per la teoria dell’agente sarebbero meri esecutori degli interessi degli azionisti. Ed è il capitale che deve riappropriarsi del controllo delle aziende, avendo spesso delegato troppo per eccesso di fiducia e per timore di apparire altrimenti vetusto nelle dinamiche finanziarie moderne. Se anche la seconda donna a capo di un governo britannico, appartenente allo stesso partito della indimenticabile Margaret Thatcher, si pone il problema di come riportare coi piedi per terra una élite finanziaria apparentemente sfuggita di mano allo stesso sistema capitalistico, è il segno che i tempi stiano davvero cambiando. (Leggi anche: Banchieri, stipendi super e risultati modesti: più potere agli azionisti?)