Stipendi dei parlamentari italiani sempre nell’occhio del ciclone. Nei giorni in cui si moltiplicano infatti le statistiche in merito all’aumento dell’inflazione (Inflazione – Dicembre 11 al 3,3%, media 2011 al 2,8%, 2012 fuori controllo), dei continui sacrifici richiesti ai contribuenti e del lievitare dei prezzi dei carburanti (Prezzo benzina record: accise regionali sotto accusa), registriamo anche come i deputati che siedono in Parlamento possano arrivare a beneficiare di un assegno mensile sino a 20 mila euro, di cui la metà circa esentasse.
STIPENDI POLITICI ITALIANI: SI ARRIVA ANCHE A OLTRE 20MILA EURO AL MESE
Pertanto la commissione Giovannini, che ha il compito di equiparare lo stipendio dei nostri parlamentari a quello che in media percepiscono i parlamentari nel resto dell’Unione europea, dovrà fare i conti anche con una cospicua quota che comunque non è assoggettata a tassazione.
PRIVILEGI PARLAMENTARI: DIARIA E SPESE DI VIAGGIO
Tuttavia nonostante compensi di tutto rispetto alla fine i parlamentari versano nelle casse erariali circa 5.100 euro, una somma che, a conti fatti, vale “solo” il 25 per cento del totale corrisposto. Infatti a gonfiare lo stipendio sono più che altro voci aggiuntive a quelle dello stipendio come la diaria corrisposta per sostenere le spese di soggiorno a Roma e per gli spostamenti con mezzi di trasporto ( Per i deputati tale somma ammonta a 3.503 euro al mese).
TASSAZIONE STIPENDI PARLAMENTARI: ANCHE QUI TANTI VANTAGGI
Tutte queste spese, ai fini fiscali, vengono equiparate a dei rimborsi spese ( alla stregua quindi dei rimborsi corrisposti ai lavoratori che sostengono delle spese e che successivamente l’azienda rimborsa) e quindi non assoggettate a tassazione irpef. Tuttavia la differenza tra rimborsi spese concessi ai lavoratori e le somme corrisposte a deputati e senatori è abbastanza evidente. Infatti per ottenere tali voci aggiuntive i parlamentari non devono presentare alcuna ricevuta o fattura, sono forfettarie e se non si effettuano assenze eccessive non sono decurtate.
Da ultimo anche le trattenute dello stipendio hanno meccanismi diversi rispetto ai “comuni” lavoratori. Infatti la trattenuta previdenziale dell’8,6 per cento ai fini del vitalizio non riduce l’imponibile fiscale, ed in caso di eliminazione di tale tipo di trattenuta alla fine i parlamentari vedranno addirittura aumentare l’assegno netto mensile corrisposto.
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