“Siamo sorvegliati. Il Governo dispone di un sistema segreto, una Macchina, che ci spia ogni ora, di ogni singolo giorno. Lo so, perché l’ho costruita io“, ha affermato l’attore Michael Emerson nei panni del miliardario Harold Finch in Person of Interest. I controlli delle autorità non sono ancora giunti a livelli tali da poter spiare ogni nostro movimento e attimo di vita, ma sicuramente sono molti più accurati rispetto al passato.
I cosiddetti furbetti, ovvero coloro che cercano di evadere le tasse o beneficiare di contributi economici pur non avendone diritto, d’altronde, non si fermano mai.
Stop ai furbetti del reddito di cittadinanza: ogni mese sui beneficiari verrà fatto questo controllo
Pronti a dire definitivamente addio al sussidio targato Movimento 5 Stelle a partire dal 2024, il reddito di cittadinanza continua a far parlare di sé. In particolare giungono importanti novità da parte dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale che ha reso noto di aver firmato un protocollo d’intesa con il ministero della Giustizia. Ma in cosa consiste? Ebbene, come si evince dal comunicato stampa Inps datato 24 gennaio 2023:
“Il 20 gennaio è stato infatti siglato il Protocollo operativo tra INPS e Ministero della Giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria – DAP, che consentirà, nel pieno rispetto della normativa sulla privacy, la verifica mensile e automatica, operata con sistemi di interoperabilità e modalità strutturata di scambio dati, dell’eventuale stato detentivo dei richiedenti il reddito di cittadinanza, prima dell’erogazione del beneficio”.
Chi rischia la revoca del sussidio targato Movimento 5 Stelle
Grazie a questi controlli l’Inps potrà provvedere alla revoca automatica e richiedere il rimborso del trattamento indebitamente percepito in caso di omessa dichiarazione dello stato detentivo.
A tal proposito si ricorda che nel corso del 2023 tra gli altri motivi per cui il reddito di cittadinanza può essere revocato si annovera la mancata partecipazione, senza giustificato motivo, a corsi di formazione o riqualificazione professionale. Quest’ultimo è considerato un requisito indispensabile, così come introdotto dal Governo Meloni con la Legge di Bilancio 2023. Tale discorso vale anche nel caso in cui non si accetta almeno una delle tre offerte di lavoro congrue oppure, in caso di rinnovo, non viene accettata la prima offerta di lavoro congrua.