Non ci saranno più invii di aiuti militari all’Ucraina da parte della Germania. La dichiarazione è arrivata dal ministro delle Finanze, Christian Lindner, secondo cui ulteriori sostegni a Kiev arriveranno dai rendimenti degli asset russi “congelati”, anziché dal bilancio federale tedesco. A giugno, al G7 di Puglia, i sette grandi della Terra si accordarono per finanziare l’Ucraina attraverso un maxi-prestito da 50 miliardi di dollari garantito dalle riserve valutarie russe congelati da Europa e Nord America subito dopo l’occupazione del febbraio 2022.
Stop aiuti Ucraina dopo indagini su attacco a gasdotto
Lo stop agli aiuti militari all’Ucraina in Germania arriva dopo che i procuratori tedeschi hanno concluso le indagini sull’attacco ai gasdotti Nord Stream e Nord Stream, avvenuto il 26 settembre del 2022. L’esito ha accertato la responsabilità di militari ucraini, i quali avrebbero sabotato le infrastrutture durante una notte in cui avevano alzato il gomito. Il presidente Volodymyr Zelensky sarebbe stato informato dei fatti. Pur se la notizia non sia stata confermata, un mandato di arresto a giugno sarebbe stato spiccato a carico di un tale Volodymyr Z, il quale vivrebbe in Polonia.
L’attacco ai gasdotti inasprì le tensioni sul mercato del gas al tempo. Le forniture russe all’Europa furono parzialmente sospese, mentre il nuovo gasdotto Nord Stream 2, la cui costruzione era stata completata nel 2021, fu reso inutilizzabile. La stampa parlò allora di auto-sabotaggio russo, al fine di giustificare lo stop alle forniture. Mosca negò le accuse e addebitò le responsabilità agli Stati Uniti, che a loro volta negarono. Dalla stessa Washington, tuttavia, mesi dopo la stampa sostenne che non ci fossero sufficienti prove a carico del Cremlino.
In pratica, lo stop agli aiuti militari in Ucraina può essere letto come una ritorsione tedesca contro Kiev. E arriva nel momento in cui Zelensky segna punti sul terreno bellico, avendo conquistato parte della regione del Kursk con una sorprendente invasione iniziata nelle settimane scorse. La diffidenza reciproca tra tedeschi e ucraini non nasce oggi. Nei mesi successivi all’occupazione russa, Kiev accusò pubblicamente Berlino di tentennare nello schierarsi con i fatti (euro e armi), in quanto legata ancora a gas e petrolio russi.
Germania in clima elettorale
Formalmente, lo stop agli aiuti all’Ucraina è arrivato come frutto di un accordo interno alla composita maggioranza che sostiene il governo di Olaf Scholz. Un modo per tagliare le spese federali e risanare i conti pubblici. Allo stesso tempo, spiegano forse qualcosa di più le parole del vice-cancelliere e leader dei Verdi, Robert Habeck: “siamo a corto di idee”. Il politico ha altresì annunciato la sua candidatura come cancelliere per le elezioni federali in programma nel settembre 2025. I commentatori si chiedono, però, se il governo “semaforo” arriverà a fine mandato. A settembre ci saranno tre elezioni in altrettanti Laender orientali (Turingia, Sassonia e Brandeburgo) e i sondaggi sono più che allarmanti per la maggioranza. Arriverebbe a prendere tutta insieme il 12% e fino a un massimo sotto il 30%. In cambio, la destra euro-scettica dell’AfD trionferebbe con la media di un quarto dei consensi.
Aiuti all’Ucraina e fattore Trump
La svolta, dunque, sarebbe un modo per strizzare l’occhio all’opinione pubblica tedesca, notoriamente contraria all’invio di aiuti militari all’Ucraina. Ma la Germania non è un paese come un altro. Il suo cambio di linea rischia di indebolire il sostegno dell’intera Unione Europea a Zelensky, il quale resterebbe così totalmente isolato nel caso in cui Donald Trump tornasse alla Casa Bianca.