La legge di bilancio 2025 porta con sé una modifica significativa e potenzialmente controversa nel sistema delle indennità di disoccupazione per i cosiddetti “impatriati”, ovvero i cittadini italiani che, dopo aver lavorato all’estero, decidono di rientrare in Italia.
Con l’abolizione dell’indennità di disoccupazione per questi lavoratori, il governo mira a limitare un fenomeno percepito come un abuso del sistema di welfare, pur sollevando preoccupazioni su come questa misura possa influire sulle scelte di chi decide di ritornare in patria.
La disoccupazione impatriati come la NASPI
L’indennità di disoccupazione per gli impatriati ha radici profonde nella normativa italiana. La legge n. 402 del 1975 è stata introdotta per garantire un supporto economico a quei lavoratori italiani che, dopo aver perso il lavoro all’estero a causa di licenziamento o mancato rinnovo del contratto, tornano in Italia. Una sorta di NASPI per i lavoratori all’estero che tornano nel bel Paese.
Questo beneficio, disponibile anche per i lavoratori frontalieri, è concesso per un periodo di 180 giorni, a condizione che il rientro avviene entro sei mesi dalla perdita del lavoro e che il lavoratore si registri all’ufficio di collocamento entro 30 giorni dal ritorno.
L’intento originario di questa normativa è chiaro: tutelare economicamente i lavoratori italiani che, dopo un’esperienza professionale all’estero, si ritrovano senza impiego una volta rientrati. La misura si applica a chi non trova più occupazione né possibilità di stabilizzarsi all’estero, offrendo un sussidio temporaneo per agevolare il reinserimento nel mercato del lavoro italiano.
La modifica del 2025: cancellazione dell’indennità
Con la nuova legge di bilancio, prevista per il 2025, il trattamento di disoccupazione impatriati verrà soppresso. Questa decisione è stata presa nell’ottica di contrastare alcuni abusi riscontrati nel sistema, dove lavoratori italiani, in particolare stagionali, rientrano in Italia con il solo scopo di ottenere il sussidio di disoccupazione.
La misura, secondo i proponenti, intende razionalizzare le risorse destinate alla disoccupazione, riservandole ai casi più urgenti e limitando l’accesso al beneficio a chi abbia un legame stabile con il mercato del lavoro nazionale.
Precisiamo che ad oggi la manovra di bilancio 2025 è ancora in fase di discussione parlamentare. Dunque, per le versione definitiva della misura in esame bisognerà, comunque, aspettare la versione finale della manovra come approderà in Gazzetta Ufficiale. Ando ogni modo, se confermata, la soppressione della misura si applicherà con riferimento ai contratti di lavoro cessati a partire dal 1° gennaio 2025.
Eliminazione disoccupazione impatriati: impatto e reazioni
La fine del trattamento di disoccupazione per impatriati potrebbe influire significativamente sulle decisioni di molti lavoratori italiani all’estero. Senza questa tutela, coloro che perdono il lavoro fuori dai confini nazionali e intendono rientrare potrebbero trovarsi in una situazione di vulnerabilità economica, senza il sostegno che la normativa del 1975 garantiva.
Questo cambiamento rischia di trasformare il ritorno in patria in un’opzione meno attraente per chi sperava di trovare in Italia un periodo di sostegno economico per riadattarsi alla vita lavorativa nazionale.
Questa riforma solleva preoccupazioni per il possibile impatto sociale: l’assenza di un sostegno temporaneo rischia di trasformare il rientro in Italia in una scelta economicamente insostenibile per alcuni, incentivando una fuga di competenze e talenti verso l’estero.
Le associazioni di categoria e i sindacati hanno espresso diverse riserve rispetto a questa modifica, sostenendo che potrebbe compromettere la capacità del paese di attrarre di nuovo i suoi lavoratori altamente qualificati. L’indennità per disoccupazione impatriati, pur avendo avuto delle criticità, è comunque un incentivo per chi desidera fare ritorno in patria dopo periodi di lavoro all’estero.
Riassumendo
- La legge di bilancio 2025 eliminerebbe l’indennità di disoccupazione per i lavoratori impatriati.
- La normativa del 1975 offre 180 giorni di sussidio per lavoratori “disoccupati” rientrati dall’estero.
- La riforma punta a evitare abusi del sussidio da parte di lavoratori stagionali.
- Senza indennità, i lavoratori impatriati affrontano maggiori difficoltà economiche al ritorno in Italia.
- La misura potrebbe dissuadere alcuni lavoratori qualificati dal rientrare e reintegrarsi in Italia.