Ecco perché lo stop del gas russo all’Europa è diverso dal 2022

Niente più gas russo all'Europa tramite l'Ucraina. Azzerate da Capodanno le forniture, ma l'evento presenta alcune differenze con il 2022.
2 giorni fa
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Stop al gas russo in Europa
Stop al gas russo in Europa © Licenza Creative Commons

Niente più gas russo all’Europa da Capodanno. Mosca ha ufficializzato lo stop, ponendo fine ad una lunga era che aveva visto il Vecchio Continente rifornirsi della materia prima proveniente dalla Siberia. La chiusura del gasdotto che passa dall’Ucraina è dovuta alla scadenza dell’accordo quinquennale siglato tra i due Paesi prima che iniziasse la guerra. Per Gazprom si stimano perdite nell’ordine dei 5 miliardi di dollari all’anno, ma anche Kiev perderà qualcosa come 800 milioni di royalties.

Differenze con lo stop nel 2022

A seguito dello stop al gas russo, i prezzi alla Borsa di Amsterdam sono saliti fino a un massimo di 51 euro per Mega-wattora, ai massimi da ottobre 2023.

Nulla a che vedere con i record toccati nell’agosto del 2022, quando nell’imminenza dell’inverno le quotazioni esplosero fino a quasi 340 euro. Per quanto la situazione venga monitorata dall’Unione Europea, non c’è alcun panico tra le cancellerie.

Il fermo alle forniture di gas russo non è come quello che agli inizi del 2022 provocò la grave crisi dell’energia in Europa, con ricadute pesanti sull’inflazione e sulle nostre economie. C’è una grossa differenza tra oggi e tre anni fa. A quel tempo, il gas russo incideva per il 35% dei consumi e per oltre il 40% delle importazioni. Qualcosa come 135 miliardi di metri cubi all’anno. Adesso, le importazioni da Mosca sono crollate a 8 miliardi di metri cubi e incidono per una frazione marginale dei consumi.

Tre anni fa, Vladimir Putin ridusse l’afflusso di gas russo all’Europa per metterla nell’angolo e sperare almeno in una sua posizione di neutralità nella diatriba con l’Ucraina, sfociata con l’invasione del 24 febbraio. Pur a costo di enormi costi e sofferenze per consumatori, imprese e lavoratori, il ricatto non è riuscito. Oggi, la nuova mossa del Cremlino serve forse ad alzare il potere negoziale in vista di un accordo di pace che arriverebbe dopo l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca del 20 gennaio.

Effetti limitati sull’economia europea

Tra l’altro, è altresì probabile che lo stop al gas russo sia stato deciso a seguito dell’occupazione di Sudza, città da cui transita il gasdotto, da parte delle truppe ucraine. Slovacchia e Austria saranno i due Paesi più colpiti dal mancato rinnovo dell’accordo, dato che le forniture finivano proprio lì. Il governo di Bratislava sostiene che sarà necessario abbattere i consumi di un terzo per fronteggiare l’emergenza. Questo non significa che gli effetti saranno nulli per il resto dell’Unione Europea. Minori importazioni equivalgono a una minore offerta complessiva. Anche se nel frattempo abbiamo diversificato le fonti di energia e quelle di approvvigionamento, la maggiore domanda verso di esse farà lievitare i prezzi.

Ad ogni modo, non stiamo rischiando un boom dell’inflazione come nel 2022. Né è detto che lo stop al gas russo sia definitivo. Nell’ambito di un possibile accordo di pace, il contratto potrebbe essere rivisto e aggiornato. D’altra parte è anche vero che i consumi si concentrano in questa parte dell’anno, a causa delle basse temperature. Quanto all’Italia, è già in acque italiane il nuovo rigassificatore che sarà attivo da aprile nel porto di Ravenna. Contribuirà ad aumentare la capacità del nostro Paese per aumentare le importazioni di gas naturale liquido, in gran parte dagli Stati Uniti.

Importazioni di gas russo azzerate

Proprio con Washington si giocherà la più ampia partita per sopperire alla mancanza di gas russo. Trump minaccia i dazi sulle merci europee e Bruxelles ha già offerto il suo ramoscello d’ulivo: l’aumento delle importazioni di gas americano. Sarebbe un accordo win-win sul piano politico ed economico. Ed ridurrebbe ulteriormente il residuo potere di ricatto di Mosca sul fronte dell’energia.

Anzi, segnalerebbe a Mosca che il cliente europeo sia definitivamente perduto.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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