Francesi faranno da mediatori?
D’altra parte, però, è vero che la Germania non ha mai avuto un suo uomo a capo dell’istituto, ma tutti sanno che Duesenberg sia stato nominato in rappresentanza di Berlino. Dunque, nemmeno i tedeschi potrebbero rivendicare così facilmente il diritto alla successione. E proprio qui s’insinuerebbe la Francia. Dinnanzi a un ipotetico stallo – il Sud Europa non vorrebbe Weidmann e la Germania non vorrebbe un banchiere del Sud Europa – Parigi potrebbe giocare la carta della mediazione, potendo contare sia sul sostegno di paesi come Italia e Spagna, sia quanto meno sul mancato veto tedesco.
Mario Draghi premier anticiperebbe i piani
Paradossalmente, Draghi potrebbe giovarsi di questo clima di ricerca spasmodica di un suo successore, quando mancato ancora più di tre anni al suo addio alla carica. Nessun reale contendente, infatti, rischierà di bruciarsi nei prossimi mesi con un attacco agguerrito contro la sua persona e/o le sue politiche. Certo, il discorso cambierebbe se la fine del mandato fosse anticipata per una qualche ragione. Si vocifera che Draghi sarebbe in pole position per Palazzo Chigi, nel caso in cui il governo Renzi dovesse cadere alla fine dell’anno, a seguito di una possibile sconfitta al referendum costituzionale. Appare strano che il governatore rinunci all’unica vera carica influente e decisiva per le sorti dell’Eurozona non solo economica, per fare da passante a Roma, dove conosciamo già la durata dei governi tecnici. Al più tardi si voterebbe tra meno di due anni, per cui l’indiscrezione non sembra molto credibile. Eppure, forse, qualcuno a Francoforte ci crede e ci spera e tifa per Mario Draghi premier.