Il successo del BTp Italia avvicina l’arrivo del BTp patriottico

Sarebbe più vicina l'emissione del primo BTp patriottico, a cui da mesi studierebbe il governo Meloni. Ma gli ostacoli restano.
2 anni fa
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BTp 30 anni in attesa del taglio tassi BCE
BTp 30 anni in attesa del taglio tassi BCE © Licenza Creative Commons

Con 8,56 miliardi di euro prenotati in tre giorni, il BTp Italia 14 marzo 2028 è andato molto bene tra gli investitori retail. Scarsa la domanda, invece, tra gli investitori istituzionali con richieste per appena 1,35 miliardi. Il successo riscosso tra le famiglie, con numero di sottoscrizioni record e percentuale sul totale più alta di sempre, ha diffuso ottimismo circa l’appeal di cui godrebbe il debito pubblico italiano tra i cittadini. Se ne parla sempre in termini negativi per la sua mole, i suoi elevati interessi inflitti ai contribuenti, la volatilità sui mercati e il rischio di credito teorico.

Ma alla prova dei fatti, sarà anche per assenza di alternative di pari rapporto rendimento/rischio, raramente le famiglie hanno disertato del tutto un’asta loro riservata. Anche per questo ora si aspetta il battesimo del BTp patriottico, da molti definito anche “tricolore” o “sovranista”.

Che tipo di emissione sarebbe?

Il governo Meloni ci sta pensando sin dall’insediamento di ottobre. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha parlato nei mesi scorsi di “nuovi strumenti finanziari” destinati alle famiglie italiane, ma non è entrato nello specifico. Alla Camera dei Deputati, la Lega ha presentato una proposta di legge che ne ricalca un’altra della passata legislatura. Essa prevede l’emissione di titoli di stato riservati ai cittadini residenti sul territorio nazionale. Il 30% del capitale sottoscritto sarebbe detraibile dall’IRPEF entro i limiti di 30.000 euro di capitale ammesso a detrazione ogni anno. La sottoscrizione sarebbe di 5 o 10 anni e chi manterrebbe il bond fino alla scadenza, riceverebbe anche una parte del rendimento agganciato all’andamento del PIL nominale. Inoltre, beneficerebbe dell’impignorabilità del capitale, il quale risulterebbe anche esente dall’imposta di donazione e successione. Infine, il BTp patriottico non si potrebbe vendere allo scoperto.

L’aggancio del rendimento al PIL nominale non sarebbe una novità assoluta.

I BTp Futura l’hanno introdotta nel 2020 tramite il premio fedeltà. Ma nel caso del BTp patriottico, il senso dell’investimento sarebbe perlopiù legato alla sua convenienza sotto il profilo fiscale. Una soluzione del genere sarebbe importante, a parere del sottosegretario all’Economia, Federico Freni, per fare salire la quota di possesso del debito pubblico in mano al retail domestico dall’attuale 9% al 15-16%. Dunque, non si immaginano cifre pazzesche, anche perché obiettivamente sembra difficile immaginare che su base volontaria le famiglie attingano a centinaia di miliardi di risparmi in banca per prestarli al governo. Se non sta accadendo neppure con l’inflazione al 10% e gli interessi sul conto a zero, qualcosa vorrà pur dire.

Quali ostacoli per BTp patriottico

Gli ostacoli per il varo del BTp patriottico restano. E il primo arriva dalla Commissione europea. Non potrebbe accettare la nascita di uno strumento finanziario dalle condizioni di favore riservate in base al principio di nazionalità o residenza dell’investitore. Verrebbe meno il mercato unico dei capitali. A voler essere onesti, questo sarebbe un ostacolo più teorico che pratico. I BTp Italia sono, ad esempio, formalmente aperti a tutti gli investitori individuali, ma alla fine a comprarli sono solo gli italiani per il retail. Tra l’altro, un cittadino straniero non avrebbe modo di beneficiare dei benefici concessi dallo stato italiano, avendo residenza fiscale altrove.

E, dunque, il vero punto di domanda è: il BTp patriottico serve? Non esiste una risposta sicuramente vera. La nazionalizzazione del debito pubblico per una certa percentuale non è una cattiva idea. D’altra parte, l’operazione costa. Le famiglie pretendono rendimenti più alti di quelli offerti agli investitori istituzionali, perché seguono una linea di condotta nell’impiego della liquidità molto diversa. Non le attiri con l’1-2%, per cui rischi di dover pagare in interessi più di quanto potresti rivolgendoti al mercato indistinto.

Inoltre, i governi potrebbero cadere nell’errore di pensare che i cittadini siano un bancomat a cui attingere in qualità sia di contribuenti che di creditori senza dare conto a nessuno. E non potrà e dovrà mai essere così.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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