Adesso che siamo entrati nel nuovo anno, ci chiediamo se possa esserci un mercato che possa riservarci qualche sorpresa positiva sul fronte degli investimenti. E le nostre attenzioni si concentrano sul Sudafrica. Mentre il Brasile di Lula appare sull’orlo di una crisi fiscale, un altro componente dei Brics può fare sorridere gli investitori. E sarebbe quasi insperato, vista la storia di almeno gli ultimi 15 anni. Ma l’anno scorso c’è stata una svolta. Per la prima volta dopo 30 anni esatti dalle prime elezioni politiche dopo la fine dell’apartheid, l’African National Congress (ANC) ha perso la maggioranza assoluta dei seggi nell’Assemblea Nazionale.
Paese iniquo e insicuro
L’accordo principalmente con Alleanza Democratica, formazione pro-business in cui si riconosce perlopiù la minoranza bianca, fa ben sperare il mercato. L’ANC ha spento la crescita economica con una politica ostile alle imprese e agli investitori, finendo per aumentare le disuguaglianze economiche (le più alte al mondo) e per far precipitare il Sudafrica negli abissi di un’emergenza sicurezza impressionante. La disoccupazione sfiora il 33% e nel Paese sono frequenti i blackout, altro incubo che tiene alla larga i capitali stranieri. Ma dalla primavera scorsa non se ne registrano più e anche questo fattore accresce l’ottimismo.
Primi timidi segnali positivi
Sono passati pochi mesi dalla nascita del nuovo governo di larghe intese ed è presto per fare bilanci. Il rand sudafricano non si è affatto rafforzato. Anzi, in scia al trend globale si è persino indebolito contro il dollaro. Tuttavia, la borsa ha messo a segno nel 2024 una crescita del 13% e i rendimenti decennali dei bond sovrani in valuta locale sono scesi dal 10,78% del giorno delle elezioni al 9,04%.
Il calo dell’inflazione al 2,9% ha permesso alla Reserve Bank of South Africa di ridurre i tassi di interesse dall’8,25% al 7,75%. Questo trend avrebbe effetti positivi sui bond senza impattare negativamente sul cambio. Ad esempio, la scadenza di marzo 2032 con cedola 8,25% (ISIN: ZAG000107004) è salita da 84 a 92,50 centesimi. Quanto ai bond in valuta estera, un forte apprezzamento si era avvertito proprio dopo le elezioni del maggio scorso fino alla vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti. Da allora c’è stato un ripiegamento, ma anch’esso in scia alla tendenza globale del mercato.
In Sudafrica servono riforme
La parola chiave è “riforme”. Il Sudafrica ne ha bisogno per riprendere la crescita che sembrava farne un’economia promettente fino a una quindicina di anni fa. Con un debito pubblico al 75% del Pil e un deficit al 5%, margini di miglioramento ve ne sono. La spesa per interessi supera il 5% del Pil e assorbe oltre un quinto delle entrate fiscali. Di fatto, il tasso implicito per il debito sfiora il 7%. Se il mercato percepisse novità positive sul fronte della gestione dei conti pubblici e dell’economia, si potrebbe innescare un circolo virtuoso con impatto positivo sul bilancio e i rating. Questi restano “non investment grade”, anche se a novembre S&P ha alzato l’outlook a “positivo”. Un piccolo segnale che va nella giusta direzione. E la borsa è ancora sottovalutata di un buon 35% rispetto alla media delle economie emergenti.