Pochi giorni fa, il presidente americano Donald Trump annunciava sul suo social Truth di avere sospeso tutti i fondi al Sudafrica, che ammontano a circa 450 milioni di dollari all’anno e che comprendono anche programmi di lotta all’AIDS. E ieri è arrivato un altro annuncio, questa volta dal suo segretario di Stato, Marco Rubio. Egli ha reso noto che non parteciperà al prossimo vertice del G20 in programma a Johannesburg il 22-23 febbraio. Pretoria detiene la presidenza di turno per l’anno in corso.
Sudafrica verso esproprio terre ai bianchi
Qual è il motivo alla base di tali decisioni? Sia Trump che Rubio hanno espressamente citato il Land Expropriation Act approvato il 24 gennaio scorso. E’ una legge voluta dall’African National Congress (ANC), il partito di maggioranza relativa in Parlamento e che fu guidato da Nelson Mandela. Essa consente allo stato di espropriare le terre alla minoranza bianca per finalità redistributive. In Sudafrica la popolazione bianca ammonta all’8% del totale, mentre detiene il 72% dei terreni.
Già nel corso del suo primo mandato, il presidente Cyril Ramaphosa aveva provato a far passare una legge simile senza riuscirci.
Per Trump si tratta di una legge discriminatoria nei confronti della minoranza bianca. La pensa esattamente così Elon Musk, che è sudafricano di nascita e che su X ha chiesto espressamente alle autorità nazionali perché vogliano attuare discriminazioni ai danni di una parte della popolazione in Sudafrica. Qualche giorno fa, il padre Errol lo aveva messo in contatto con il governo di Pretoria, ma evidentemente il chiarimento non è arrivato.
Esempio tragico dello Zimbabwe
Ramaphosa ha reagito alle esternazioni di Trump e Rubio, sostenendo che il Sudafrica sia una democrazia costituzionale e di non accettare interferenze straniere.
Il suo ministro degli Esteri, Ronald Lamola, ha negato che la legge consenta espropri “arbitrari”. Ha sostenuto che sia simile a quella prevista da altri Paesi, tra cui gli stessi Stati Uniti nei casi di pubblica utilità. Ma l’alleato di governo, l’Alleanza Democratica, non è dello stesso avviso. Non ha votato la legge e si mostra contrariato. Fa parte dell’esecutivo dall’estate scorsa, quando l’ANC ha dovuto stringere alleanze dopo avere perso la maggioranza assoluta dei seggi alle elezioni per la prima volta dalla fine dell’apartheid nel 1994.
La questione è tutt’altro che marginale. Il Sudafrica rischia da molto tempo di fare la fine del vicino di casa: lo Zimbabwe del fu presidente Robert Mugabe. Agli inizi del Duemila, il governo espropriò migliaia di latifondi in mano alla minoranza bianca per consegnarle alla popolazione nera. Questa non aveva le competenze sufficienti per gestire le coltivazioni. I raccolti crollarono, i prezzi esplosero e l’economia piombò nell’iperinflazione. Ancora oggi regna la miseria.
Posizioni di Pretoria sempre più anti-occidentali
Gli Stati Uniti temono che una delle economie emergenti più promettenti facciano la stessa fine. Il Sudafrica è già al centro di critiche internazionali per il suo tasso di criminalità più alto al mondo e omicidi e violenze ai danni di numerosi proprietari di terre bianchi. Lo scorso anno, Pretoria ha deciso di denunciare Israele per “genocidio” davanti alla Corte Penale Internazionale, che ha spiccato un mandato di cattura internazionale a carico del premier Benjamin Netanyahu. Una decisione che ha spinto in questi giorni Trump a comminare sanzione alla Corte e ai suoi collaboratori.
Per essere molto più chiari, il Sudafrica da anni segnala di allontanarsi dall’orbita occidentale per fare parte di quella russo-cinese, tanto da esserne principale alleato nei BRICS.
Le tensioni con Washington possono nuocere alle speranze di inversione di tendenza che si erano diffuse grazie alla nascita del nuovo governo. L’alleanza con i partiti di centro-destra e rappresentanti della minoranza bianca stanno facendo auspicare al ritorno a una politica economica favorevole all’impresa e di stimolo alla crescita economica. La gestione di questi decenni è stata fallimentare sotto ogni aspetto. Il Paese è anche il più diseguale al mondo.
Sudafrica, svolta politica a rischio
La reazione dei mercati finora non è stata negativa. La borsa sale e il cambio contro il dollaro rimane stabile, così come i bond governativi. Ma le conseguenze di questa tensione geopolitica possono essere di maggiore portata. Se Alleanza Democratica decidesse di ritirarsi dal governo, l’ANC rimarrebbe senza maggioranza. A meno di guardarsi alla sua sinistra, dove esistono formazioni ancora più estremiste, tra cui spiccano i Combattenti per la Libertà Economica di ispirazione marxista e l’UMkhonto we Sizwe dell’ex presidente Jacob Zuma, ricordato per gli scandali di corruzione e la cattiva gestione dell’economia. Sarebbe la fine di quella flebile speranza che si è accesa con la svolta politica dello scorso anno.