Potrebbe uscire di scena dopo dodici anni il tanto detestato Superbollo sulle auto di grossa cilindrata. L’ipotesi è allo studio del governo Meloni con la prossima legge di Bilancio. Il vice-premier Matteo Salvini esterna la sua gioia su Twitter, parlando di “tassa odiosa”. I conti si faranno dopo l’estate, quando l’esecutivo avrà una panoramica più completa sull’andamento dei conti pubblici e, quindi, anche delle eventuali risorse a disposizione. L’idea sarebbe di sopprimere tutti i piccoli balzelli, tra cui il bollo dovuto per il rilascio del certificato di laurea.
La cancellazione del Superbollo può non essere considerata una priorità assoluta, dato il contesto macroeconomico impegnativo. L’inflazione divora il potere di acquisto delle famiglie. Nel 2022, è stata dell’8,1% con punte sopra il 12% in autunno. Nel frattempo, però, gli stipendi sono rimasti al palo. In termini reali, si sono ridotti del 7%. Percentuale già di per sé elevatissima, ma che diventa insostenibile per un paese con retribuzioni reali in calo dal 1990.
Risparmi fino a migliaia di euro
Se davvero il governo abolirà il Superbollo, quanti saranno i diretti beneficiari? E per quali importi? Prima di affrontare questo tema, dobbiamo risalire al luglio del 2011. Al governo c’era anche allora il centro-destra, ma guidato dal premier Silvio Berlusconi. Lo spread inviava per la prima volta dall’ingresso nell’euro segnali minacciosi. La Banca Centrale Europea si accingeva a inviare all’Italia la famosa lettera con cui sollecitava la realizzazione di una cinquantina di riforme. In questo contesto difficilissimo, l’esecutivo emanò il Decreto Legge n.98, che all’art.23 comma 21 imponeva un addizionale di 10 euro per ogni kW di potenza del motore sopra i 225 kW.
Pochi mesi più tardi – siamo a inizio novembre – il governo Berlusconi cadde.
Questa stangata, tuttavia, non ebbe molto successo. Il gettito fiscale nel 2022, ad esempio, è stato di soli 100 milioni di euro. Le auto sottoposte al balzello sarebbero meno di 1 milione su un totale parco di oltre 39 milioni. In media, quindi, ciascun proprietario verserebbe allo stato sui 100 euro. Ma l’importo medio è ingannevole. Per le auto realmente di lusso, infatti, parliamo di diverse migliaia di euro all’anno. Prendete l’ultimo modello Ferrari, la SF-23. Possiede 1.045 cavalli motore, che equivalgono a 768,60 kW. I 583,60 kW eccedenti il limite fissato dei 185 costeranno al proprietario la bellezza di oltre 11.670 euro all’anno. Quasi mille euro al mese. In pratica, acquistare un’auto di lusso potrebbe equivalere a uno stipendio di un giovane lavoratore malpagato.
Superbollo auto di verso l’addio, benefici per mercato italiano
Certo, stiamo parlando di casi limite. Riguarderanno poche migliaia di italiani e con disponibilità finanziarie elevate. Tuttavia, la cancellazione del Superbollo avrebbe due effetti positivi per l’intera economia italiana: stimolerebbe le vendite di veicoli costruiti sul territorio nazionale, tra cui i già citati modelli Ferrari, nonché arresterebbe il fenomeno della estero-vestizione. Molti proprietari, infatti, per sfuggire alla stangata fanno immatricolare l’auto fuori dall’Italia.
Il Superbollo ad oggi si riduce al 60% (12 euro) per ogni kW nel caso di un’auto costruita da almeno 5 anni, al 30% (6 euro) dopo 10 anni e al 15% (3 euro) dopo 15 anni. Non è più dovuto dopo i venti anni. Questo sistema finisce per fare invecchiare il parco macchine di lusso, dato che spinge i proprietari ad acquistare veicoli datati, anziché nuovi. A discapito dell’ambiente, viste le maggiori emissioni di CO2 delle vecchie immatricolazioni. Se cancellazione sarà, si chiuderà una lunga stagione di caccia alle streghe infondata e tesa a giustificare un clima di vampirismo fiscale ai danni dei malcapitati di turno.