Con la costituzione del nuovo Comitato di Monitoraggio previsto nell’ambito del settore edile, iniziano a tappetto i controlli superbonus.
Il citato organo è nato con il decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali del 15 aprile 2022 ed, a livello legislativo, è stato voluto con il decreto del ministro Orlando n. 143 del 25 giugno 2021.
Il comitato ha la funzione di verifica della congruità dell’incidenza della manodopera impiegata nella realizzazione di lavori edili pubblici e privati.
La sua attività non si sovrappone ma si affianca a quella già svolta da Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate.
La verifica della congruità, si ricorda che, riguarda sia i lavori pubblici sia quelli privati. Per questi ultimi solo se trattasi di interventi per un valore pari o superiore a 70.000 euro. E’ eseguita in relazione agli indici minimi di congruità riferiti alle singole categorie di lavori, come riportati nella Tabella allegata all’Accordo collettivo del 10 settembre 2020.
Controlli superbonus, cosa si rischia
Il comitato di monitoraggio in commento va, dunque, a rafforzare i controlli superbonus e non solo. In dettaglio, è composto da rappresentanti delle amministrazioni coinvolte e delle parti sociali del settore edile.
Il compito è quello di monitorare l’andamento del nuovo sistema di verifica della congruità dell’incidenza della manodopera impiegata nei lavori edili iniziati dal 1° novembre 2021.
I controlli superbonus, dunque, riguardano quei cantieri con lavori iniziati alla fine dello scorso anno e proseguiranno anche su quelli iniziati nel 2022. Laddove dalle verifiche dovessero scaturire delle difformità rispetto alla normativa vigente a rischiare non è solo l’impresa ma anche il committente.
Se quest’ultimo ha avuto accesso al bonus 110, decadrà dall’agevolazione e dovrà restituire (maggiorato di sanzione ed interessi) quanto abbia nel frattempo già goduto.
C’è anche il rischio della reclusione per i tecnici che abbiano rilasciato false asseverazioni. In dettaglio, c’è la pena detentiva da 2 a 5 anni e una multa (salatissima) da 50.000 euro a 100.000 euro.