Superbonus 110, ecco perché nessuno vuole investire in Italia

Il caos regole relativo al Superbonus 110 svela la ragione principale per cui gli investitori si tengono alla larga dall'Italia
3 anni fa
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Effetto Superbonus sui conti pubblici
Effetto Superbonus sui conti pubblici © Licenza Creative Commons

Cessione del credito bloccata, cantieri fermi, lavori rinviati e migliaia di aziende incredule e arrabbiate contro lo stato. E’ questo l’effetto del Decreto Sostegni-ter del governo Draghi, che a dispetto del nome non sostiene un bel nulla e, anzi, colpisce gli investimenti. Nell’intento di contrastare le frodi – a cosa servirebbero i visti di conformità? – relative al Superbonus 110, l’esecutivo ha limitato a una sola la cessione del credito per i contratti comunicati all’Agenzia delle Entrate successivamente al 16 febbraio.

Fino a quella data, saranno possibili solamente due cessioni del credito in tutto.

Poste Italiane e Cassa depositi e prestiti hanno sospeso i rispettivi servizi di cessione del credito. Lo stesso stanno facendo le banche più piccole, quelle che hanno già raggiunto la capienza fiscale. Di fatto, così il Superbonus sta diventando un affare sempre più complicato da mettere in pratica. Le aziende hanno bisogno di cedere il credito alle banche per monetizzare subito quel 50% di sconto in fattura praticato ai clienti. E le banche a loro volta hanno bisogno di cederlo ad altre per trasformare anch’esse in denaro il credito d’imposta. Con il decreto, il meccanismo s’è inceppato.

A novembre, era accaduto lo stesso con un altro decreto del governo, il quale tra l’altro per settimane aveva creato incertezze sui tempi per usufruire del Superbonus 110 tra i proprietari di abitazioni singole. Il danno fu completo, quando si rimandò alla pubblicazione di un nuovo prezziario per la realizzazione dei lavori, che nei giorni scorsi non ha fatto altro che (inevitabilmente) confermare quello vigente. Insomma, il governo “dei migliori” ha provocato il caos in uno dei comparti dell’economia più pro-ciclici e promettenti in questa fase. Lo ha fatto per diverse ragioni: per il pregiudizio verso il meccanismo della cessione del credito, ma anche per l’italica iper-burocratizzazione di tutto.

Superbonus 110 spia dei soliti vizi italiani

Quando ci chiediamo perché in Italia non voglia venire ad investire nessuno e, al contrario, le imprese nazionali stesse emigrino, adesso possediamo un elemento in più per capirne le cause. Il Superbonus 110 ha svelato che delle leggi italiane non ci si può fidare, che manchi la certezza giuridica, che l’impresa non sia mai nelle condizioni di capire quando sbaglia e quando è nel giusto. Meglio una legge sbagliata, anziché il caos normativo. Peraltro, le numerose frodi ai danni dei contribuenti confermano che sia inutile approvare minuziose norme che regolano una misura fino allo sfinimento, se poi lo stato non si mostra capace ugualmente di sventare le truffe.

Abbiamo trascorso circa un anno a regolamentare passo dopo passo gli incentivi edilizi e quando finalmente questi decollavano li abbiamo fatti schiantare per mezzo di un cambio plurimo delle regole in corso. Non è la cessione del credito che dovrebbe essere limitata a una sola operazione, bensì le modifiche normative. Quasi certamente, il Parlamento rimedierà contro i pasticci dei ministri e su istanza del mondo delle imprese. Il danno resta compiuto. Dello stato italiano non ci si può fidare, nemmeno se a reggerlo è “Super Mario”.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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