Perché la cessione del credito è bloccata e cosa manca alle banche

Le richieste di cessione ci sono, il Superbonus continua a essere utilizzato ma il processo macchinoso di verifica rischi di frenare tutto.
2 anni fa
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superbonus condomini
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Una situazione abbastanza paradossale quella che vive il Superbonus. La principale fra le agevolazioni edilizie vive giorni di tensione, stretta fra la necessità di un nuovo intervento e la nuova regolamentazione dei controlli decisa sulle cessioni del credito. Il che, di fatto, pone nuovamente la detrazione del 110% in una fase di stallo. Un problema serio considerando che, su oltre 14 miliardi di euro, pesa l’incognita del blocco alle cessioni. Ad agosto, l’Enea aveva rilasciato numeri significativi sulla marcia del Superbonus: i lavori conclusi ammontavano complessivamente a 30,4 miliardi di euro, ossia un incremento di quasi tre miliardi e mezzo rispetto al mese precedente, per un peso specifico sulle casse pubbliche da 33 miliardi e mezzo.

Segno evidente che, nonostante tutto, gli italiani continuino a riservare una certa fiducia nell’agevolazione, nonostante la sua storia recente abbia messo più pulci nell’orecchio che veri e propri benefici. Problematiche che avevano riguardato soprattutto le operazioni di cessione del credito, per un certo periodo addirittura bloccate del tutto, in luogo di procedure di verifica non sufficienti a coprire le crepe strutturali del bonus. Una situazione che, a quanto pare, potrebbe riproporsi a breve.

Superbonus, scadenze imminenti

In tempi non sospetti, il governo Draghi aveva espresso le sue perplessità sul Superbonus. Non tanto per la natura dell’agevolazione, quanto per la sua impostazione generale che, a detta dello stesso presidente del Consiglio, rischiava di far rimettere piuttosto che agevolare. Ora, con l’esecutivo a guida dell’ex numero uno della Bce ormai al tramonto e tante urgenze alle quali far fronte prima delle elezioni del 25 settembre, il Superbonus sembra scivolato ancora di più in secondo piano. Di sicuro, non sembrano esserci le prospettive giuste per una proroga. Questo significa che la scadenza del 30 settembre, per tutti coloro che stanno usufruendo dell’agevolazione, sarà una tappa obbligatoria.

A meno di clamorosi colpi di coda (improbabili visto che lo stesso leader M5s, Giuseppe Conte, aveva evidenziato discordia politica sul Superbonus), alla fine del mese in corso toccherà dimostrare l’effettiva prosecuzione dei lavori e, di rimando, i requisiti giusti affinché continuino ancora. Nello specifico, la scadenza varrà per le abitazioni e le ville indipendenti, le cosiddette unifamiliari, per le quali si era ipotizzata una proroga. Al 30 settembre, i lavori dovranno essere stati completati almeno per il 30%. In caso contrario, il beneficio potrebbe decadere.

Il problema delle cessioni

È chiaro che le conseguenze sarebbero devastanti. La restante parte dei lavori, infatti, scivolerebbe a carico del richiedente. A meno che nell’agevolazione non rientrino altri “sotto-bonus”, come quello per i mobili o per la ristrutturazione interna. In questo caso, i lavori saranno cumulabili e raggiungere l’agognata soglia del 30% potrebbe esser stato più semplice. Sembra però che una serie di problemi riguardino anche la cessione del credito. Ancora una volta, verrebbe da pensare. Alcune recentissime modifiche alla normativa relativa, infatti, hanno portato a una nuova stretta sulla circolazione nel mercato dei crediti, costringendo molti istituti di credito a limitarne l’accettazione. Una nuova frenata per il Superbonus. La quale potrebbe far sprofondare nel pantano sia le cessioni già chieste (in virtù di controlli più approfonditi) che quelle da richiedere. Il problema non è tanto l’effettiva presenza di irregolarità quanto il processo piuttosto macchinoso (ma al contempo necessario) per verificare che non ci siano. Il classico gatto che si morde la coda.

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