Svizzera, anonimato garantito solo da cash: niente lotta al contante

I pagamenti in contanti saranno salvi in Svizzera, che non si piega alle logiche del resto del pianeta e si conferma intenzionata a garantire l'anonimato nelle transazioni e le alternative al circuito bancario.
8 anni fa
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Svizzera e contante legati da sempre

Quanto sta avvenendo nell’economia alpina appare davvero in controtendenza al grosso degli altri stati. Al momento, il valore del contante circolante ammonta qui a oltre il 10% del pil, una percentuale del tutto simile a quella dell’Eurozona. Pur essendo di gran lunga più bassa dell’oltre il 25% segnato nell’immediato Secondo Dopoguerra, il dato interessante è che si registra una sua ripresa con lo scoppio della crisi finanziaria del 2007, quando risultava scesa al minimo da quasi un secolo del 7%.

Attualmente, il valore del contante in rapporto al pil in Svizzera è simile a quello di inizio anni Ottanta, a conferma della peculiarità elvetica, dove il diritto alla riservatezza negli affari è sempre stato considerato pressoché sacro, tanto da essere diventato il pilastro su cui ha retto per lunghi decenni il sistema bancario nazionale e che solo di recente inizia a scricchiolare sulla forte pressione dall’estero. (Leggi anche: Divieto uso contante, Germania svela il trucco)

Inflazione come lotta al contante

In termini reali, ovvero tenuto conto della perdita di potere d’acquisto per effetto dell’inflazione, il valore delle banconote circolanti in Svizzera si sarebbe ridotto in 110 anni di quasi il 90%. E proprio l’inflazione è la maggiore fonte, attraverso la quale governi, banche centrali ed economisti spingerebbero per contrastare il cash. S’immagini le nostre banconote da 200 euro. Con un’inflazione al 2% all’anno, nel giro di 30 anni varrebbero più del 55% di oggi, ma se la crescita media dei prezzi fosse portata al 3%, per ipotesi, nello stesso arco di tempo perderebbe circa il 60% del suo valore attuale.

Dunque, più alto il target d’inflazione fissato da una banca centrale, più rapida la perdita di valore di una banconota, con la conseguenza che il suo uso diverrebbe sempre più ingombrante negli anni, essendo lo stesso taglio in grado di acquistare sempre meno beni e servizi, rendendo necessario il ricorso a biglietti di valore più elevato (ma che le banche centrali tendono a non stampare più) o alle carte di pagamento.

E’ proprio quest’ultimo l’obiettivo dei governatori centrali e dei governi: spingere famiglie e imprese a utilizzare sempre meno contante, affidandosi a carte di credito e bancomat e convogliando così tutta la liquidità o quasi nel sistema bancario. (Leggi anche: Abolizione contante sarà soluzione finale delle banche centrali)

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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