Tra gli emendamenti approvati dalla Commissione bilancio alla legge di bilancio 2025 ne spicca uno che riguarda la NASPI. Ci riferiamo al sussidio che viene riconosciuto a chi perde involontariamente il lavoro.
In base alla normativa vigente il diritto alla NASPI spetta a chi può far falere almeno 13 settimane contributive. Spesso, tuttavia, vengono rilevati abusi nei comportamenti dei contribuenti. Abusi che sono finalizzati solo al maturare detto requisiti e una volta maturato a farsi licenziare (con aziende compiacenti) al solo scopo di fare domanda e percepire l’indennità NASPI.
L’emendamento in questione stabilisce una importante stretta per i lavoratori che affrontano cambiamenti occupazionali nel breve periodo.
Stretta NASPI sugli abusi
Secondo la nuova norma, un lavoratore che si dimette volontariamente o risolve consensualmente il proprio rapporto di lavoro, e che entro i successivi 12 mesi viene assunto da una seconda azienda per poi essere licenziato, non avrà diritto alla richiesta NASPI se non avrà maturato almeno 13 settimane di contributi presso il nuovo datore di lavoro.
Questo requisito mira a impedire l’accesso al sussidio in situazioni che non corrispondono a reali stati di disoccupazione involontaria. La misura, infatti, è voluta (come anticipato) con l’obiettivo di contrastare comportamenti opportunistici e pratiche abusive. In alcuni casi, lavoratori e datori di lavoro hanno collaborato (e collaborano) per simulare situazioni di disoccupazione involontaria, al solo fine di ottenere il sussidio di disoccupazione. Tali pratiche, sebbene marginali rispetto al totale dei beneficiari, minano la credibilità del sistema e generano costi indebiti per l’erario pubblico.
La fine di pratiche elusive
I dati dell’INPS relativi alle comunicazioni obbligatorie sui rapporti di lavoro evidenziano un aumento delle cessazioni volontarie, che non danno diritto alla NASPI, seguite da rioccupazioni brevi e concluse con licenziamenti. Questo pattern ricorrente ha sollevato dubbi sulla genuinità di alcune dinamiche occupazionali. Il fenomeno sembra finalizzato esclusivamente a creare le condizioni necessarie per accedere al sussidio, senza una reale necessità di supporto economico per la disoccupazione.
Questo fenomeno si inserisce, purtroppo, in un contesto di complessità del mercato del lavoro. Da un lato, riflette strategie elusive messe in atto da alcuni lavoratori e aziende, dall’altro, evidenzia la necessità di rivedere le regole di accesso alla NASPI per adeguarle alle nuove dinamiche del mondo del lavoro. Questo fenomeno ha portato le autorità a interrogarsi sull’efficacia dei meccanismi di controllo e sull’adeguatezza delle norme vigenti.
NASPI con requisiti stretti: quali conseguenze
Anche se la misura dovrà trovare conferma nel voto Parlamentare alla legge di bilancio 2025 (cosa che dovrà avvenire entro il 31 dicembre 2024), l’introduzione di questa norma implicherebbe un maggiore rigore nella valutazione delle situazioni che danno diritto alla NASPI. Per i lavoratori, ciò significa che:
- Non basterà essere licenziati dalla seconda azienda per accedere al sussidio.
- Sarà indispensabile aver maturato almeno 13 settimane di contributi presso il nuovo datore di lavoro.
- Dimissioni volontarie o risoluzioni consensuali seguite da riassunzioni brevi non garantiranno più automaticamente il diritto alla NASPI in caso di successivo licenziamento.
La modifica normativa avrà probabilmente ripercussioni anche sul rapporto tra lavoratori e aziende. Le imprese che in passato potevano essere coinvolte in accordi elusivi con i propri dipendenti saranno disincentivate a perpetuare queste pratiche, data la maggiore difficoltà nell’ottenere l’accesso alla NASPI. Allo stesso tempo, i lavoratori saranno spinti a valutare con maggiore attenzione le proprie scelte occupazionali, evitando dimissioni o accordi che non garantiscano una reale stabilità lavorativa.
Riassumendo
- Nuova norma NASPI: 13 settimane contributive necessarie dopo dimissioni o risoluzioni consensuali.
- Obiettivo: contrastare abusi e simulazioni per accesso improprio al sussidio di disoccupazione.
- INPS: dati rivelano aumento cessazioni volontarie seguite da rioccupazioni brevi e licenziamenti.
- Regola scoraggia comportamenti elusivi e preserva la sostenibilità del sistema NASPI.
- Impatto: più attenzione nelle scelte lavorative e nei rapporti tra aziende e dipendenti.
- Necessario monitoraggio per garantire equità e contrastare abusi senza penalizzare chi ha diritto.