Tutela contro rischio tassi
Ad un anno dalla stipula del contratto vi è la prima scadenza: A erogherà a B 50.000 euro (5% su 1 milione di euro), mentre supponendo che l’Euribor a 12 mesi sia pari allo 0%, B erogherà ad A 50.000 euro (5% su 1 milione di euro). Al termine del secondo anno, A erogherà a B sempre 50.000 euro, mentre supponendo che l’Euribor a 12 mesi sia salito allo 0,5%, riceverà da quest’ultima 55.000 euro (5,5% su 1 milione di euro). Al terzo anno, ipotizzando che l’Euribor a 12 mesi sia sceso al -0,1%, A darà a B 50.000 euro e riceverà da questa 49.000 euro.
E così discorrendo fino al decimo e ultimo anno. In questo modo, se i tassi salgono, la parte che aveva contratto il prestito a tasso variabile dovrà sì sborsare una cifra maggiore alla controparte a tasso fisso, ma riceverà da quest’ultima interessi stabili. Viceversa, la parte che aveva contratto a tasso fisso riceverà interessi crescenti, a fronte di un esborso costante. Le situazioni si ribaltano con il calo dei tassi: A riceverà meno da B, con quest’ultima a ricevere dalla prima un flusso finanziario stabile. Questi strumenti, quindi, cercano limitare i rischi derivanti dal rialzo o dal calo dei tassi, fermo restando che entrambe le parti contrattuali sono soggette a quello di credito, ovvero al rispetto dell’obbligazione della controparte.