Ecco come i T-bills americani sono diventati improvvisamente interessanti

I T-bills americani hanno acquistato appetibilità nelle ultime settimane e possono fare guadagnare parecchio entro la fine dell'anno.
4 giorni fa
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Rendimenti dei T-bills interessanti
Rendimenti dei T-bills interessanti © Licenza Creative Commons

Solamente cinque settimane fa, il rendimento del Treasury a 10 anni offriva poco più del 3,60% e oggi già è salito sopra il 4,20%. Un boom così vigoroso in così breve tempo non si registrava dal 1995, stando ai dati disponibili. Ovviamente, ciò significa che ad essere precipitati sono stati i prezzi dei titoli di stato americani. Un’inversione di tendenza anomala, se si pensa che appena il mese scorso la Federal Reserve tagliava i tassi dello 0,50%. E se vi dicessimo che sarebbero i T-bills ad essere diventati appetibili?

Opportunità da curva dei tassi invertita

I titoli di stato a breve termine emessi da zio Sam sono meno popolari tra gli investitori individuali all’estero.

Essi guardano generalmente alle scadenze più lunghe, che di solito rendono maggiormente e staccano cedole più sostanziose. Non è così da un po’ di tempo, a causa dell’inversione della curva dei tassi. Il fenomeno consiste in rendimenti a lungo termine inferiori di quelli a medio-breve termine. I T-bills a 3 mesi al momento offrono più del 4,60% contro il 4,20% del decennale. Questo per darvi un’idea di massima.

Ma un anno fa, i T-bills a 3 mesi rendevano il 5,50%. Dunque, non sarebbe affatto una novità, anzi la loro appetibilità sarebbe venuta parzialmente meno in questi ultimi mesi. La realtà è ben diversa da quella che segnalano i solo rendimenti. C’è sempre il fattore cambio a cui dare un’occhiata. Quando investiamo in titoli del debito americano, stiamo scommettendo che, nel peggiore dei casi, il dollaro contro l’euro s’indebolisca poco, tale da almeno pareggiare il rendimento con quello offerto dai bond sovrani in euro.

Previsione shock su cambio euro-dollaro

Questa settimana, Goldman Sachs ha pubblicato una sua previsione a dir poco sconvolgente sul cambio euro-dollaro: se vince Donald Trump, perderà il 10% e scenderà fin sotto la parità. Attenzione, tutto questo “entro la fine dell’anno”.

Un terremoto finanziario. Perché? L’ex presidente vuole imporre maxi-dazi alla Cina. Questa politica è considerata inflattiva, per cui la Fed non taglierebbe più i tassi o lo farebbe lentamente e il dollaro si rivaluterebbe contro le altre divise mondiali, visto che le principali banche centrali vogliono continuare a tagliare i tassi per sostenere le rispettive economie.

Tra le altre cose, una vittoria di Trump è considerata negativa per i bond e positiva per le azioni a Wall Street. I più alti rendimenti offerti dai Treasuries attirerebbero capitali stranieri e, quindi, finirebbero per rafforzare il dollaro. Ma i T-bills sono titoli vicini alla scadenza e quelli eventualmente acquistati prima delle elezioni, a risultato ancora incerto, perderebbero poco in termini di prezzo. Tuttavia, ci consentirebbero di approfittare dell’eventuale boom del dollaro. Una volta convertiti in euro, non necessariamente alla scadenza, varrebbero fino al 10% in più se la previsione di Goldman Sachs fosse vera.

T-bills poco mossi

Poiché non stiamo scoprendo l’acqua calda, i rendimenti europei stanno risalendo rispetto ai minimi toccati la scorsa settimana. I capitali stanno andando a caccia di opportunità ghiotte negli Stati Uniti e ciò riduce la domanda di bond in euro, i quali si stanno deprezzando un po’ nelle ultime sedute. I T-bills cedono qualcosa, ma relativamente poco. I rendimenti a 3 mesi sono saliti solo dello 0,03% nelle ultime due settimane. Segno che starebbe accadendo quanto abbiamo in breve descritto sopra.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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