Attraverso gli ultimi tagli hanno tolto ben 40 mila euro a testa sulla pensione. Come canta Daniele Silvestri con il brano Argento vivo: “È così facile da spiegare, come si nuota in mare. Ma è una bugia, non si può imparare ad attraversare quel che sarò. Nella testa girano pensieri che io non spengo. Non è uno schermo, non interagiscono se li tocchi”. La nostra testa è sempre affollata di pensieri. Alcuni di questi sono positivi, altri, invece, sono negativi. Il tutto ovviamente differisce a seconda della percezione che ognuno di noi ha della vita e delle situazioni con cui ci si ritrova a dover fare i conti.
Tra le questioni che, prima o poi, ogni persona deve affrontare si annovera senz’ombra di dubbio il tema delle pensioni. Quest’ultime sono sovente oggetto di critiche per via dei requisiti particolarmente stringenti, che rendono per molti lavoratori il relativo accesso un’utopia. Come non citare poi gli importi che il più delle volte sono così bassi da risultare inadeguati a soddisfare le esigenze personali. Questo soprattutto considerando i continui aumenti dei prezzi dei vari prodotti e servizi che contribuiscono ad abbattere il nostro potere di acquisto. Se tutto questo non bastasse, stando alle ultime stime, hanno tolto 40 mila euro a testa sul trattamento pensionistico. Ma cosa sta succedendo?
Tagli: ci hanno tolto 40 mila euro a testa sulla pensione
In base a quanto si evince ad un report pubblicato da Cgil e Spi, un taglio alla rivalutazione degli assegni pensionistici rispetto all’inflazione potrebbe permettere al governo di risparmiare ben un miliardo di euro. Tutto ciò però, stando alle stime dei sindacati, si tramuterebbe in una pesante perdita per molti pensionati. Entrando nei dettagli, come riportato sul sito della Cgil, l’indagine condotta dal Dipartimento Previdenza della Cgil e dello Spi evidenzia quelli che potrebbero essere gli effetti dei possibili tagli previsti per il 2025, che si andrebbero ad aggiungere “a quelli già in atto per il biennio 2023-2024“.
- una pensione che nel 2022 ammontava a 1.732 euro netti registrerà un taglio complessivo pari a 968 euro;
- un assegno netto di 2.029 euro subirà una perdita complessiva di 3.571 euro;
- su un assegno pensionistico di 2.337 euro si registrerà in tutto una perdita di 4.487 euro;
- su una pensione netta di 2.646 euro si stima una perdita complessiva di 4.534 euro.
Stando al report, i tagli stimati, se “proiettati sull’aspettativa di vita media possono raggiungere cifre molto elevate: da 8.772 euro per un pensionato con 1.732 euro netti, fino a 44.462 euro per chi percepisce 2.646 euro netti“.
La presa di posizione dei sindacati
Stime, quelle del report citato nel paragrafo precedente, che non passano inosservate agli occhi dei sindacati. A tal proposito Lara Ghiglione, segretaria confederale della Cgil, e Lorenzo Mazzoli, segretario nazionale dello Spi Cgil, hanno sottolineato come a loro avviso non sia:
“possibile continuare a evocare la solidarietà tra generazioni, cercando di mettere i pensionati di oggi contro i giovani e, nei fatti, bloccando il turn over attraverso la permanenza in servizio dei dipendenti pubblici”. Per poi aggiungere: “con molta probabilità la prossima legge di bilancio non prevederà alcun investimento reale per i giovani, mentre si continueranno a penalizzare i pensionati. Occorre pagare meglio il lavoro per avere pensioni adeguate domani, e garantire la tutela del potere d’acquisto delle pensioni, come indicato nella piattaforma unitaria, per rispettare il patto tra Stato e cittadini”.