Taglio del cuneo fiscale 2025, come funziona? Ecco la guida e cosa guadagna il lavoratore

Taglio del cuneo fiscale 2025, come funziona? Ecco la guida e cosa guadagna il lavoratore dopo le novità dalla manovra di Bilancio.
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Taglio del cuneo fiscale 2025, come funziona? Ecco la guida e cosa guadagna il lavoratore
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I sindacati volevano il taglio del cuneo fiscale. Le opposizioni pretendevano un taglio del costo del lavoro per i dipendenti. E proprio i lavoratori dipendenti auspicavano che il governo confermasse il taglio del cuneo fiscale che nacque con il governo Draghi e che il governo Meloni confermò nel 2024, ma solo per l’anno in corso, perché la vecchia legge di Bilancio introdusse il taglio del cuneo fiscale solo per il 2024.

La nuova manovra finanziaria del governo, però, ha reso il taglio del cuneo strutturale.

Significa che la misura è ormai fissa nel sistema, confermata anche se non senza modifiche da parte dell’attuale esecutivo della Premier Giorgia Meloni.

Taglio del cuneo fiscale 2025, come funziona? Ecco la guida e cosa guadagna il lavoratore

La legge di Bilancio del 2025 conferma il taglio del cuneo fiscale e lo rende strutturale. Tuttavia, come detto, viene modificato il meccanismo, e cambia per molti lavoratori l’impatto in busta paga di questo provvedimento. Se fino al taglio del cuneo fiscale 2024 tutto si riduceva a un taglio dei contributi da versare, relativi naturalmente a quelli a carico del lavoratore dipendente, nel 2025 si passa a un mix tra taglio dei contributi e defiscalizzazione.

L’aumento di stipendio netto in busta derivante dal taglio del cuneo fiscale, oltre allo sconto sui contributi, deriverà anche da un incremento delle detrazioni fiscali di cui godono i lavoratori. La novità tocca anche il fisco e le tasse, completando il taglio delle imposte a carico dei contribuenti. Che, tra l’altro, è confermato anche dal prolungamento dell’IRPEF a tre scaglioni già introdotto nel 2024. Infatti, anche l’IRPEF è confermata come nel 2024 nella legge di Bilancio. Parliamo dei tre scaglioni di imposta seguenti:

  • 23% fino a 28.000 euro;
  • 35% tra 28.000 e 50.000 euro;
  • 43% oltre i 50.000 euro.

Anche in questo caso, un’agevolazione che doveva essere valida solo fino al 31 dicembre 2024 ma che è estesa all’anno nuovo.

Anzi, sull’IRPEF c’è la possibilità che, se i risultati del concordato preventivo biennale saranno buoni come introiti per lo Stato, si correggerà il secondo scaglione accorciando al 33% l’aliquota e innalzando a 60.000 euro il reddito su cui si applicherà l’aliquota più bassa sempre del secondo scaglione.

Ecco il nuovo provvedimento del governo

Tornando al taglio del cuneo, si cambia. Si passa da un taglio del 7% per i redditi fino a 25.000 euro e del 6% per i redditi fino a 35.000 euro, che è il funzionamento del taglio del cuneo fiscale di oggi, a una formula differente. Nel dettaglio, per i redditi fino a 20.000 euro ci sarà un’indennità aggiuntiva in busta paga che non sarà tassata. E non concorre alla formazione del reddito imponibile. Nello specifico, un’indennità del 7,1% fino a 8.500 euro annui, del 5,3% sopra 8.500 euro annui e fino a 15.000 euro. E del 4,8% sopra 15.000 euro e fino a 20.000 euro.

Per redditi superiori a 20.000 euro e fino a 32.000 euro, invece, ci sarà una detrazione fissa di 1.000 euro. Che avrà un decalage a partire dai redditi superiori a 32.000 euro. E che si azzera del tutto oltre i 40.000 euro.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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