Sul referendum confermativo del taglio dei parlamentari ha vinto il sì. Sette italiani su dieci hanno votato per la riduzione del numero di deputati e senatori che passeranno complessivamente da 945 a 600 dalla prossima legislatura.
Un calcio alla casta e alla politica d’ancième regime che, grazie ai mandati parlamentari si è arricchita godendo anche di enormi privilegi. Il malcostume della prima Repubblica e di una politica malsana diretta da segreterie di partito, sponsorizzato fino all’ultimo da Tv e giornali di parte che si spacciano per indipendenti, ora traballa.
La casta trema: nel mirino stipendi e pensioni
La prossima riforma riguarderà il taglio agli stipendi dei parlamentari. E di conseguenza anche alle pensioni. Non è possibile che deputati e senatori italiani siano i più pagati al mondo quando il nostro Paese non riesce nemmeno a competere economicamente con i partner fondatori dell’Unione europea. Lo “stipendio” di un parlamentare italiano arriva mediamente a 17.000 euro al mese, considerando anche diarie, rimorsi e benefit da primato. Un record assoluto anche nei confronti della ricca Germania o degli Stati Uniti. E che dire delle pensioni? Con soli cinque anni di “lavoro” ci si assicura una rendita a 65 anni di 1.500 euro al mese, tanto quanto un operaio specializzato che andrà in pensione a 67 anni dopo aver sgobbato tutta la vita.
Così la prossima tappa sarà il taglio degli stipendi dei parlamentari. Lo assicura il ministro degli Esteri Di Maio in un’intervista. “Non ci vuole molto, è sufficiente una delibera dell’Ufficio di presidenza, non serve una legge”. Dal taglio del numero dei parlamentari lo Stato risparmierà circa 600 milioni di euro per ogni legislatura considerando anche tutto quello che inutilmente gira negli ambienti romani intorno ai movimenti di ogni deputato e senatore.
Taglio stipendi e pensioni parlamentari
Il solco è tracciato. Come dice la ministra della Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone:
“Ridurre il numero dei parlamentari da 945 a 600 significherà avere Camere più snelle ed efficienti, a partire dai lavori in commissione. Significherà poter rispondere più rapidamente ai veri bisogni delle persone. Significherà dare agli eletti più visibilità e responsabilità rispetto agli elettori e ai territori. Stiamo cambiando la storia e gli assetti politici del Paese. Ora avanti con le necessarie modifiche ai regolamenti parlamentari, il voto ai diciottenni per il Senato, il taglio degli stipendi dei parlamentari e soprattutto con una legge elettorale che sia davvero rispettosa della rappresentanza“.
L’obiettivo è risparmiare altri 600 milioni di euro dalle spese di Camera e Senato. Per arrivare a ciò, la proposta del M5S sarà quella di tagliare le indennità dei parlamentari almeno del 30%. Da 10.400 euro al mese a 7.300. Anche la diaria, 3.500 euro al mese esentasse per soggiornare a Roma, sarà ridotta. Così come gli svariati benefit che gravano sulle tasche dei contribuenti. Ne deriverà di conseguenza anche un taglio di pari importo alla pensione che non potrà superare i 1.000 euro lordi mensili per 5 anni di legislatura.