In Europa comanda la Merkel. Inutile girarci intorno e credere nella piena indipendenza degli Stati perché non è vero. I diktat tedeschi sono subdoli, ma efficaci e producono effetti sia a livello politico che economico.
Sul problema della spesa per le pensioni in Italia, non è la prima volta che la Germania ci mette il becco e la legge, targata Lega, sulle pensioni anticipate con quota 100 non è proprio andata giù ai tedeschi. Non fosse altro per via del fatto che le banche teutoniche (piene di Btp) sono preoccupate per l’eccessivo debito pubblico tricolore.
Dalla Fornero alla fine di quota 100, il passo è breve
Ecco quindi che da Berlino arriva un messaggio chiaro e tranchant all’Italia: “quota 100 deve essere abolita”. Non importa quale governo introdurrà la riforma, importante è che il pensionamento anticipato a 62 anni di età e 38 di contributi non vada oltre la data di scadenza (2022). Costa troppo e il Paese è già super indebitato. Diversamente, nessun accordo sul Recovery Fund. Il messaggio è lo stesso che dalla cancelleria tedesca (sempre la stessa) arrivò a Roma al governo Berlusconi nel 2011 che poi fu costretto alle dimissioni: “come intendete tagliare le pensioni?” Da lì, la formazione del nuovo governo Monti, detto “tecnico” (ma fu politico a tutti gli effetti, con l’incarico conferito dal Presidente della Repubblica e la piena fiducia del Parlamento) che mise mano alla seconda più grande riforma delle pensioni della storia repubblicana, più nota come riforma Fornero.
Quota 100 verso il tramonto
Come noto, l’introduzione di quota 100 è stata fatta per fornire un ricambio generazionale al mondo produttivo e del lavoro, ingessato dai vincoli di anzianità contributiva e di vecchiaia stabiliti dalla legge del 2011 (pensione di vecchiaia al raggiungimento dei 67 anni di età o anticipata con 42 e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 e 10 mesi per le donne). La riforma, battezzata dalla Lega, è stata a trazione Confindustria per dare impulso al turnover con nuovi contratti di lavoro, meno garantiti di quelli vecchi.
Le pensioni in Germania
Ma come funzionano le pensioni in Germania? La curiosità è lecita, visto che a dettare le regole per noi è la Merkel, espressione del potere tecnocratico e bancario tedesco (e non si creda il contrario). Ebbene, in Germania l’età della pensione è attualmente fissata a 65 anni ma salirà gradualmente a 67 entro il 2029. L’uscita anticipata è concessa, ma con una penalità pari al 3,6% del trattamento per ogni anno di ritiro prima dell’età stabilita. Se, ad esempio, un lavoratore tedesco decidesse di andare in pensione a 62 anni invece che a 65 subirà una decurtazione permanente dell’assegno del 10,8% (regola che non vale se uno ha maturato 45 anni di contributi). Al contrario, sarà premiato se resterà a lavorare oltre i 65 anni di età con un bonus del 6% in più all’anno.
In Germania pensioni più basse
Il punto dolente, però, sono gli assegni. In Germania gli importi delle pensioni sono nettamente più bassi di quelli italiani. Un operaio in Italia prende il doppio di pensione rispetto al collega tedesco che però versa al sistema previdenziale pubblico la metà dei contributi.