In pochi vorranno essere in questi giorni nei panni di Jerome Powell, governatore della Federal Reserve. Soltanto una settimana fa, annunciava che avrebbe tenuto invariato il costo del denaro. L’inflazione negli Stati Uniti resta sopra il target del 2% e il mercato del lavoro in piena occupazione. Due giorni più tardi, il report sul lavoro a giugno ha deluso le attese. I mercati sono diventati nervosi e lunedì c’è stato il crac della Borsa di Tokyo. Adesso, gli investitori scommettono persino su un taglio dei tassi Fed d’emergenza.
Taglio atteso dello 0,50% entro settembre
E andando a guardare le previsioni proprio tra un mese e mezzo, scopriamo che il dilemma non è più se la Fed tagli o meno i tassi. Esso ruota attorno all’entità del taglio: 0,25% o 0,50%? E anche in questo caso, la sorpresa: il mercato ora crede che entro settembre i tassi scenderanno di mezzo punto percentuale rispetto al 5,50% di oggi. Questo significherebbe che o la Fed taglierà dello 0,50% in un’unica soluzione o lo farà per lo 0,25% da qui a pochi giorni e altrettanto alla riunione ordinaria.
Pro e contro
Ma basta un calo neanche drammatico di Wall Street per spingere Powell a un taglio dei tassi Fed d’emergenza? L’indice S&P 500 chiudeva lunedì a -3%. Nulla che, in teoria, debba impensierire chicchessia. E’ vero che da mercoledì scorso le perdite arrivano al 6%, ma il bilancio da inizio anno resta positivo di oltre il 9%. E una correzione della borsa americana sembrerebbe persino salutare. Ci sono diverse ragioni per credere che Powell sarà prudente. La prima è che la banca centrale non può mostrarsi alle dipendenze dei desiderata della finanza. Anche se sappiamo che gli umori dei mercati incidono sulle sue scelte, ci sono forme che vanno mantenute.
Non giova alla sua credibilità l’essere eventualmente percepita come alla mercé di banchieri e finanzieri. Anche perché dovrebbe spiegare cosa sarebbe cambiato in una settimana da spingerla a tagliare i tassi senza attendere la riunione successiva. E ammesso che trovasse le ragioni ufficiali per procedere alla svolta, un taglio dei tassi Fed in modalità emergenziali rischierebbe l’effetto contrario. Wall Street si convincerebbe che l’istituto sia in possesso di informazioni precluse al pubblico e molto negative sullo stato dell’economia americana. Famiglie e imprese avrebbero l’impressione che stia per arrivare una crisi severa e reagirebbero spendendo e investendo di meno.
Taglio tassi Fed in piena campagna elettorale?
In pratica, un taglio dei tassi Fed a giorni avrebbe l’effetto di accelerare l’ingresso nella recessione. D’altra parte, se i fondamentali macro si stessero effettivamente deteriorando, il rischio per Powell sarebbe di avere aspettato oltre il dovuto per reagire. La frustrazione spingerebbe Wall Street a vendere, ampliando le perdite e generando un clima di pessimismo sull’economia americana. Infine, non dimentichiamo che ci troviamo nel bel mezzo di una campagna elettorale. Se Powell tagliasse subito i tassi Fed, Donald Trump lo accuserebbe di aiutare l’attuale amministrazione democratica. Se non lo facesse, Kamala Harris lo accuserebbe del contrario. E sarebbero guai per lui, a seconda che vincesse l’uno o l’altra.