Borsa americana giù per la decima seduta consecutiva, esplosione dei rendimenti americani ai massimi dal maggio scorso e dollaro in rialzo contro le principali valute ai massimi da due anni. E’ questa in sintesi la reazione dei mercati al terzo taglio dei tassi di interesse annunciato ieri sera (ore italiane) dalla Federal Reserve (Fed). Il costo del denaro è stato abbassato al 4,25-4,50%, cioè dello 0,25%. E’ stato il terzo taglio consecutivo. Fino al settembre scorso, i tassi erano nel range del 5,25-5,50%.
Inflazione ancora troppo alta
Tuttavia, i mercati sono rimasti delusi dalle dichiarazioni del governatore Jerome Powell, il quale ha avvertito che nel 2025 vorrà verificare ulteriori cali dell’inflazione americana prima di decidere nuovi tagli dei tassi Fed. A novembre, i prezzi al consumo sono saliti del 2,7% su base annua e al netto di energia e generi alimentari freschi (“core”) del 3,3%. Valori ben al di sopra del target del 2%, anche perché nel frattempo l’economia americana si sta confermando molto resiliente. Neanche il doppio mandato consente, quindi, all’istituto di agire più di tanto.
Per il 2025 i “dot plots”, ossia le previsioni interne alla stessa Fed, prevedono solamente due tagli dei tassi dello 0,25% ciascuno e un’inflazione “core” media annuale al 2,5%. E’ probabile che queste previsioni stiano incorporando le attese sui dazi anti-cinesi (e non solo) annunciati già dal presidente eletto Donald Trump.
Mercati ripiegano, dollaro su
Fatto sta che il rendimento decennale americano è salito sopra il 4,50%, segnando un rialzo dello 0,90% da quando la Fed ha iniziato a tagliare i tassi a settembre. Un forte controsenso che inizia a preoccupare i mercati. L’indice Dow Jones perde il 6% dal 4 dicembre scorso, mentre il cambio euro-dollaro scende sotto 1,04 e si porta ai livelli più bassi da oltre due anni. L’impatto è evidente anche sui rendimenti europei. Il BTp a 10 anni risale al 3,50%, quando esattamente una settimana fa stava sotto il 3,20%.
Tassi Fed tagliati troppo presto?
Le previsioni del mercato risultano al momento persino più “hawhisk” della Fed: tassi attesi al 4,25% a fine 2025, in calo solamente dello 0,25% rispetto ad oggi. Il prossimo taglio avverrebbe solamente a maggio. Una sorta di “reality check” che può fare bene, visto che gli investitori si erano mostrati eccessivamente ottimisti fino a poche sedute fa. Gli indici azionari non facevano che salire, nonostante l’inflazione restasse alta. Powell ha riportato tutti con i piedi per terra. La lotta all’inflazione non è finita ed è molto probabile che l’allentamento monetario sia iniziato presto e senza una reale giustificazione che non fosse di accondiscendere ai mercati e al governo in piena campagna elettorale.