Sono diverse le segnalazioni di automobilisti che, dopo aver ricevuto il verbale per una contravvenzione relativa ad un posto in cui non sono mai stati, si rendono conto di essere stati vittime di clonazione della targa dell’auto. Ecco come funziona la truffa.
Clonazione targa auto: come funziona
Il meccanismo è, purtroppo, semplice e collaudato: i truffatori copiano la targa di una vettura e la applicano ad un macchina di identico modello.
Spetta al titolare legittimo della targa dimostrare che la targa è stata clonata.
La prima cosa da fare quando si riceve il verbale è controllare data, ora e luogo. L’obiettivo è riuscire a dimostrare che la macchina si trovava altrove. Appellarsi ad un errore di trascrizione degli agenti è infatti poco realistico e credibile.
Se si ha il sospetto di essere vittime di clonazione della targa, la prima cosa da fare è denunciare il fatto alla Procura della Repubblica competente per il territorio di residenza (oppure direttamente presso la stazione dei Carabinieri più vicina). Se la macchina sulla quale è stata apposta la targa clonata è di modello o colore diverso, dimostrare la truffa è più facile. Se modello e colore della carrozzeria corrispondono le cose possono essere più difficili.
Il ricorso contro la multa per targa clonata può avvenire per tre vie:
- Ricorso amministrativo in autotutela da inviare (tramite raccomandata a/r o PEC) all’Ufficio dell’organo accertatore;
- ricorso al Giudice di Pace competente per il territorio ove è stata contestata l’infrazione (entro 30 giorni dalla notifica della multa);
- ricorso al Prefetto (entro 60 giorni dalla notifica del verbale) in forma gratuita.
In caso di decurtazione dei punti dalla patente, bisogna anche compilare ed inviare all’Ufficio accertatore il modulo relativo ai dati del conducente, allegando chiaramente sia la denuncia contro ignoti sia copia del ricorso già inoltrato.