La Tari, ovvero la tariffa sui rifiuti, potrebbe essere illegittima. Vediamo in quali casi e che cosa comporta per i contribuenti che potrebbero quindi evitare di pagare senza incorrere in sanzioni.
Tari: tassa o tariffa?
La Tari ha sostituito, nell’ordine, Tarsu, Tia e Tares sebbene con qualche differenza sostanziale. A proposito di Tari si parla di “tassa” in riferimento al legame tra pagamento ed effettuazione del servizio anche se il Decreto Ronchi usava il termine “tariffa” rimandando poi ad decreto la stesura nel dettaglio del servizio.
Tari illegittima: delibere comunali sotto accusa
Oltre alla questione sostanziale della tassa vanno considerati i casi singoli relativi a delibere comunali di dubbia legittimità. Una prima fattispecie si verifica ad esempio nel caso di delibere adottate posteriormente alla data stabilita dalle leggi nazionali per i bilanci di previsione (che lo scorso anno è stata il 30 settembre). Delibere successive a questa scadenza possono essere impugnabili. Un altro caso che ha riguardato diversi Comuni italiani riguarda invece la riduzione della Tari inferiore al 40% nelle zone dove la raccolta non è prevista.
Pagamento Tari: come impugnare la cartella
In tutti questi casi è possibile impugnare l’avviso di pagamento in autotutela, ovvero rivolgendosi personalmente all’ufficio tributi del Comune. In caso di mancata risposta o rigetto è possibile impugnare la cartella di fronte alla commissione tributaria provinciale. E’ opportuno ricordare però che l’autotutela non sospende i termini per l’impugnazione.
Esenzione Tari: chi fa da sé risparmia
Le aziende che gestiscono autonomamente lo smaltimento dei rifiuti e quindi non usufruiscono del servizio comunale, possono richiedere l’esenzione dal pagamento della Tari.