Anche la tassa di soggiorno sta per aumentare. Con l’aumento dell’inflazione crescono anche le imposte comunali e di conseguenza quei balzelli sui quali si può fare più facilmente leva finanziaria. L’alternativa sarebbe quella di alzare le imposte locali ai residenti.
A fare da apripista all’aumento della tassa di soggiorno è il Comune di Firenze. Una delle città turistiche simbolo del nostro Paese ha deciso di rincarare l’imposta sulle strutture ricettive. Misura che va di pari passo con quella dell’aumento dei costi di pernottamento negli hotel, già saliti lo scorso anno.
Tassa di soggiorno, al via gli aumenti
Le tariffe dell’imposta di soggiorno variano in base alla categoria degli hotel secondo la seguente tabella:
- 5 stelle, da 5 a 8 euro;
- 4 stelle da 4,90 a 7 euro;
- 3 stelle da 4,50 a 6 euro;
- 2 stelle da 4 a 4,50 euro;
- 1 stella da 3 a 3,50 euro.
In questo modo Firenze diventa la città turistica più cara d’Italia, ma solo per poco tempo. A breve seguiranno anche altri Comuni italiani che già stanno facendo i conti con i bilanci di fine 2022 e si apprestano a elaborare le previsioni per il 2023.
Così come per quegli enti locali non a vocazione turistica che ancora non avevano introdotto l’odioso balzello. Dal 1 aprile, ad esempio, anche Monte San Savino (AR) applicherà la tassa di soggiorno per i pernottamenti negli alberghi per un massimo di 5 giorni consecutivi.
Ma ci sono anche Comuni contrari
Presto, quindi, la maggior parte dei Comuni italiani si adeguerà alle nuove tariffe. E’ inevitabile – dicono gli esperti – per evitare un depauperamento dei servizi. Ci sono però realtà che non intendono adeguarsi per restare attrattivi e non perdere i vacanzieri, come quelle della costa romagnola.
A Rimini, ad esempio, gli albergatori hanno mantenuto bassi i prezzi e non hanno intenzione (per ora) di alzare l’asticella. Il flusso dei turisti nel 2022 è tornato a livelli pre covid e le entrate comunali sono state soddisfacenti.
Ciò nonostante, sono risultati in aumento i soggiorni negli alberghi 4 e 5 stelle che hanno recuperato in 20 mesi 2,5 milioni di pernottamenti, nonostante la criticità del mercato russo. Lo stesso dicasi per Riccione e per gli altri Comuni della riviera romagnola che ogni anno attirano milioni di vacanzieri.