In arrivo la tassa sui conti correnti. Con la chiusura del trimestre a fine giugno 2020, milioni di correntisti si vedranno addebitare il rateo dell’imposta di bollo sui conti correnti che vale 34,20 euro all’anno.
Un balzello silenzioso che esiste da quasi 50 anni e con varie modifiche rimane attivo anche oggi garantendo un gettito costante e sicuro alle casse dello Stato. Un patrimoniale ricorrente che colpisce tutte le giacenze liquide presenti sui conti correnti di privati e società e che vale milioni di euro.
Imposta di bollo sui conti correnti
Per le persone fisiche vale 34,20 euro all’anno, per quelle giuridiche 100 euro. A giugno si pagherà però un quarto della somma per quasi tutta la platea dei correntisti che hanno rendicontazione bancaria trimestrale (oltre il 90% dei risparmiatori) per una cifra di 8,55 euro. Come recita la legge, l’imposta si applica sugli “estratti conto, inviati dalle banche ai clienti ai sensi dell’articolo 119 del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, nonché estratti di conto corrente postale e rendiconti dei libretti di risparmio anche postali: per ogni esemplare con periodicità annuale”. La somma verrà prelevata dalla banca direttamente dai conti correnti fungendo l’istituto di credito o le Poste da sostituto d’imposta per conto del fisco. Ma ad essere vessati dall’imposta sui conti correnti sono anche i titolari di libretti di risparmio bancari e postali.
Casi di esenzione dall’imposta
L’imposta di bollo sul conto corrente bancario o postale è quindi una tassa fissa e non dipende da quanti soldi si tengono depositati o si movimentano ogni anno sul conto. Si paga per il solo fatto di possedere un conto corrente e di tenervi depositato del denaro, tanto per spese e incassi correnti, quanto per frequenti e cospicue movimentazioni di denaro. Unica eccezione è rappresentata dal limite di giacenza media inferiore a 5.000 euro.
Esenzione in base al Isee
Una ulteriore deroga al pagamento dell’imposta di bollo sul conto corrente è data dalle capacità reddituali del risparmiatore. In base alla normativa vigente, coloro che hanno un Isee inferiore a 7.500 euro all’anno sono esentati dall’applicazione dell’imposta. A tal fine è necessario produrre presso il proprio istituto di credito o in Posta la certificazione rilasciata dall’Inps che attesti il limite dei 7.500 euro affinché l’intermediario, che agisce come sostituto d’imposta, non trattenga l’importo annuale di euro 34,20.
Il limite di giacenza di 5.000 euro
L’imposta di bollo sul conto corrente bancario o postale non è dovuta quando il valore di giacenza risultante dagli estratti conto periodici o annuali è mediamente non superiore a 5.000 euro. Questo limite è stato introdotto nel 2012 dal governo Monti con il Decreto Salva Italia e fino ad allora l’imposta era dovuta anche con saldo “zero”. Pertanto può succedere che un risparmiatore attento provveda a tenere sempre la giacenza media sul conto corrente al di sotto dei 5.000 euro o addirittura in rosso. Un espediente che è spesso di difficile attuazione poiché il correntista medio solitamente ha una giacenza media superiore a tale limite e, se la rendicontazione è trimestrale, diventa ancora più difficile poiché la giacenza media viene calcolata su 90 giorni anziché su 365. E sono pochissime le banche che inviano l’estratto conto al cliente una sola volta all’anno.
Vedi anche: Imposta di bollo deposito titoli, a fine giugno si paga l’acconto