L’obiettivo reale? Far pagare le tasse a chi sfugge al fisco
Il retro-pensiero di questa imposta sarebbe anche un altro: costringere a pagare le tasse quanti sfuggirebbero al fisco con il lavoro nero. Tuttavia, così com’è stata congegnata, la tassa sui disoccupati di fatto grava su tutti coloro che non abbiano trovato un lavoro per almeno sei mesi consecutivi e non si siano registrati nelle apposite liste di collocamento o che studino, nonché su quanti lavorino part-time o decidano di non lavorare, ma godendo di un reddito familiare congruo e, pertanto, senza gravare sull’assistenza sociale.
Il problema è molto sentito nell’ex stato sovietico, perché ufficialmente solo lo 0,1-0,2% dei lavoratori risulta disoccupato. Ciò, perché per essere considerati tali è necessario iscriversi alle liste dell’agenzia statale, cosa che fanno in pochi, dato che essa non garantisce lavori ben retribuiti e lo stato di disoccupazione non offre benefici assistenziali significativi per gli interessati, ammontando l’assegno di disoccupazione a soli 13 euro al mese, quando il pil pro-capite del paese è di oltre 6.000 dollari l’anno.
Chi volesse sfuggire all’imposta, dovrebbe sottoporsi a umilianti ispezioni a domicilio del fisco, dimostrando di non avere la possibilità di versare la somma richiesta, oppure iscriversi nella lista apposita come disoccupato, quand’anche non fosse alla ricerca di un posto di lavoro.