Perché tassare le banche non aiuta chi ha la rata del mutuo troppo alta

Per quale motivo tassare le banche non aiuta coloro alle prese con una rata del mutuo particolarmente elevata?
1 anno fa
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“Pochissimi tra di noi hanno coscienza della loro invisibile cattività. Nessuno si sente schiavo, e questa è la più drammatica delle ironie. Neppure chi deve ammazzarsi di lavoro per pagare il mutuo della casa, neppure chi deve vendere l’anima per pagarsi vizi consumistici che persegue senza comprendere che lo inchiodano sulla croce di un destino perverso“, afferma Simone Perotti.

Per acquistare ciò che desideriamo dobbiamo sborsare del denaro. Quest’ultimo giunge, generalmente, nelle nostre tasche attraverso il lavoro. Una sorta di circolo vizioso che sembra destinato a non spezzarsi.

A rendere tutto ancora più complicato è l’aumento generale dei prezzi che diminuisce il potere di acquisto delle persone. Se tutto questo non bastasse, molte famiglie hanno riscontrato un aumento non indifferente delle rate del mutuo, finendo così per compromettere ulteriormente la gestione delle finanze personali. In tale contesto si inserisce la decisione del governo di tassare le banche. Una mossa che, a quanto pare, non sembra aiutare tutti coloro alle prese con una rata del mutuo particolarmente elevata. Ecco il motivo.

Imposta straordinaria a carico degli intermediari finanziari: in cosa consiste

Visto l’andamento dei tassi di interesse e l’impatto a livello sociale dell’aumento delle rate dei mutui, è stato approvato un decreto che istituisce per il 2023 una imposta straordinaria a carico degli intermediari finanziari. Sono escluse da tale misura le società di gestione dei fondi comuni d’investimento e quelle di intermediazione mobiliare. Entrando nei dettagli, come si evince dal comunicato stampa num. 47 Consiglio dei Ministri:

“L’imposta straordinaria è determinata applicando un’aliquota pari al 40 per cento sul maggior valore tra:

  • l’ammontare del margine d’interesse di cui alla voce 30 del conto economico, redatto secondo gli schemi approvati dalla Banca d’Italia, relativo all’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2023 che eccede per almeno il 5 per cento il medesimo margine nell’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2022;
  • l’ammontare del margine di interesse di cui alla voce 30 del conto economico, redatto secondo gli schemi approvati dalla Banca d’Italia, relativo all’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2024 che eccede per almeno il 10 per cento il medesimo margine nell’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2022.

L’imposta straordinaria sarà versata nel corso del 2024 e non sarà deducibile ai fini delle imposte sui redditi e dell’imposta regionale sulle attività produttive. Le maggiori entrate derivanti da tale imposta saranno destinate al finanziamento del fondo per i mutui sulla prima casa e per interventi volti alla riduzione della pressione fiscale di famiglie e imprese”.

Perché tassare le banche non aiuta chi ha la rata del mutuo troppo alta

Come si evince dal comunicato stampa del Consiglio dei ministri, quindi, i soldi derivanti dalla tassazione sugli extra profitti delle banche saranno destinati a due scopi ben precisi.

Ovvero saranno utilizzati per finanziare il fondo mutui per l’acquisto delle prima casa e per abbassare le tasse. A conti fatti tale misura non interviene sui mutui già in essere. Pertanto non aiuta le famiglie che hanno subito un aumento non indifferente delle rate dei mutui a tasso variabile. A tal fine, infatti, il gettito d’imposta dovrebbe essere destinato ad un fondo ad hoc, come potrebbe essere il cosiddetto fondo Gasparrini.

Non si esclude comunque la possibilità di futuri interventi correttivi da parte del governo. Interventi volti a garantire un ulteriore aiuto ai soggetti alle prese con rate del mutuo troppo alte.  Infatti, con il caro mutui aumentano le rate non pagate dalle famiglie in condizioni economiche critiche. Per quest’ultimi, ricordiamo, la Legge di bilancio 2023 ha introdotto la possibilità di rinegoziare il mutuo con il proprio istituto di credito per passare dal tasso variabile al fisso.

Questo a patto di avere un mutuo inferiore a 200 mila euro, un ISEE non superiore a quota 35 mila euro e non aver mai ritardato con i pagamenti.

Veronica Caliandro

In InvestireOggi.it dal 2022 si occupa di articoli e approfondimenti nella sezione Fisco. E’ Giornalista pubblicista.
Laureata in Economia Aziendale, collabora con numerose riviste anche su argomenti di economia e attualità. Ha lavorato nel settore del marketing e della comunicazione diretta, svolgendo anche attività di tutoraggio.

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