Tassare i robot perché rubano il lavoro? La pessima idea di Bill Gates

I robot rubano il lavoro? E allora, tassiamoli. L'idea è niente di meno che di Bill Gates, che pure è diventato tra i più ricchi al mondo proprio grazie alla tecnologia. Vediamo perché sarebbe sbagliato inseguire le paure dei lavoratori.
8 anni fa
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Tecnologia crea benessere e lavoro

Tassare i robot disincentiverebbe proprio l’accumulo delle conoscenze, bloccando gli investimenti e lo sviluppo della tecnologia. Si potrebbe eccepire, però, che ciò salverebbe milioni di posti di lavoro. L’esatto contrario: la tecnologia rende più efficiente la produzione, ne abbassa i costi e consente a una fetta sempre più ampia della popolazione mondiale di accedere a una vasta gamma di beni e servizi altrimenti non per essa disponibili. In altri termini, crea più ricchezza e occupazione.

Lo stesso Gates dovrebbe andare fiero della sua creatura. Pensate a quanti benefici ha arrecato all’economia la diffusione dell’informatica, che ha reso molto più semplice, immediato, efficiente ed economico il lavoro delle imprese in ogni angolo del pianeta, creando decine, centinaia di milioni di posti di lavoro, più che compensando di gran lunga il “sacrificio” di vecchie categorie professionali andate in disuso, come gli stenografi, i produttori di macchine da scrivere, etc. (Leggi anche: Lavoro, ecco perché non dobbiamo avere paura dei robot)

Paura della tecnologia è atavica

Bisognerebbe per caso tassare i provider, che consentendoci di spedire un’email, di fatto “rubano” lavoro ai postini? O applicazioni come Skype, che rendono di fatto spesso inutile la telefonia tradizionale? Con quale criterio alcune tecnologie dovrebbero essere considerate più rischiose per il lavoro umano di altre?

D’altronde, andando indietro nel tempo, avrebbero dovuto protestare i cocchieri per l’invenzione delle automobili. E non che tentativi di bloccare sul nascere lo sviluppo tecnologico non ve ne furono. All’esordio della rivoluzione industriale, il luddismo fu un fenomeno diffuso di protesta contro i macchinari, accusati (e giustamente) di sostituire il lavoro umano e di condannare alla disoccupazione tanti uomini e donne. Da quello sviluppo, però, è esploso in un lasso di tempo relativamente breve proprio l’economia del benessere di cui godiamo oggi.

(Leggi anche: Robot e lavoro: 1 disoccupato su 2 nel 2045)

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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