Serve una scuola più avanzata
Per non parlare del fatto che le tasse sui robot potrebbero essere un’ipotesi lanciata da alcuni settori dell’economia per salvare sé stesse dalla nascita di possibili innovazioni distruttive di certe rendite di posizione. Il confine tra volontà di tutelare realmente i lavoratori e la difesa dello status quo sarebbe sempre labile e fonte di tensioni tra vecchi e nuovi imprenditori.
C’è semmai un problema, che in pochi hanno realmente voglia di affrontare, specie i governi, ovvero l’esigenza di convertire i lavoratori verso forme di produzione sempre più progredite e meccanizzate.
Proposte contro robot
Secondo uno studio della Bank of England, nei prossimi anni sarebbero a rischio 80 milioni di posti di lavoro negli USA e 15 nel Regno Unito, per effetto del progresso tecnologico, che renderebbe non più indispensabile l’apporto alla produzione di tante persone in carne e ossa. Più che a cercare di fermare il progresso, bisognerebbe con estrema velocità far sì che esso incontri le esigenze del mercato del lavoro, per evitare che i rimpiazzati possano trovare sbocchi alternativi.
La politica, si sa, raramente o mai anticipa il futuro, ma segue gli eventi. E così, uno dei principali candidati alla presidenza in Francia, il socialista Benoit Hamon, ha nel suo programma proprio di tassare i robot, in modo da utilizzare i proventi per finanziare programmi di assistenza, come il reddito minimo di cittadinanza per tutti i residenti. In sostanza, s’avanza un’idea, persino in alcune realtà molto tecnologicamente progredite, come la Svizzera o la Scandinavia, che i robot ruberanno posti di lavoro e non essendoci possibilità di tenere tutti occupati, quanto meno si dovrebbe risarcire la società con un reddito minimo, che garantisca a tutti un adeguato standard di vita.