Tassare i robot perché rubano il lavoro? La pessima idea di Bill Gates

I robot rubano il lavoro? E allora, tassiamoli. L'idea è niente di meno che di Bill Gates, che pure è diventato tra i più ricchi al mondo proprio grazie alla tecnologia. Vediamo perché sarebbe sbagliato inseguire le paure dei lavoratori.
8 anni fa
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Serve una scuola più avanzata

Per non parlare del fatto che le tasse sui robot potrebbero essere un’ipotesi lanciata da alcuni settori dell’economia per salvare sé stesse dalla nascita di possibili innovazioni distruttive di certe rendite di posizione. Il confine tra volontà di tutelare realmente i lavoratori e la difesa dello status quo sarebbe sempre labile e fonte di tensioni tra vecchi e nuovi imprenditori.

C’è semmai un problema, che in pochi hanno realmente voglia di affrontare, specie i governi, ovvero l’esigenza di convertire i lavoratori verso forme di produzione sempre più progredite e meccanizzate.

Ciò richiede l’accumulo di conoscenze sempre più avanzate, ovvero un sistema scolastico e universitario più progredito, all’avanguardia, così come una formazione professionale continua. Inevitabili, in ogni caso, che alcuni ci perdano e altri ci guadagnino: il cocchiere di fine Ottocento non avrà trovato quasi certamente posto in una fabbrica per la costruzione di auto, ma altri sì.

Proposte contro robot

Secondo uno studio della Bank of England, nei prossimi anni sarebbero a rischio 80 milioni di posti di lavoro negli USA e 15 nel Regno Unito, per effetto del progresso tecnologico, che renderebbe non più indispensabile l’apporto alla produzione di tante persone in carne e ossa. Più che a cercare di fermare il progresso, bisognerebbe con estrema velocità far sì che esso incontri le esigenze del mercato del lavoro, per evitare che i rimpiazzati possano trovare sbocchi alternativi.

La politica, si sa, raramente o mai anticipa il futuro, ma segue gli eventi. E così, uno dei principali candidati alla presidenza in Francia, il socialista Benoit Hamon, ha nel suo programma proprio di tassare i robot, in modo da utilizzare i proventi per finanziare programmi di assistenza, come il reddito minimo di cittadinanza per tutti i residenti. In sostanza, s’avanza un’idea, persino in alcune realtà molto tecnologicamente progredite, come la Svizzera o la Scandinavia, che i robot ruberanno posti di lavoro e non essendoci possibilità di tenere tutti occupati, quanto meno si dovrebbe risarcire la società con un reddito minimo, che garantisca a tutti un adeguato standard di vita.

 Insomma, tartassare i robot per creare una più moderna società di assistiti. Tutto, pur di non fare ciò che realmente serve. (Leggi anche: Il Renzi di Francia perde le primarie socialiste, sorpresa Hamon)

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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