Torniamo a discutere di un argomento che abbiamo affrontato qualche anno addietro, viste le segnalazioni che ci continuano a giungere con riferimento alla corretta tassazione dei bond emessi dalla Banca Centrale di Tunisia. L’obbligazione in oggetto è la scadenza del 19 settembre del 2027 con cedola 8,25% (ISIN: US066716AB78) denominata in dollari Usa. L’emissione risale al 1997 e avvenne per l’importo di 150 milioni, per cui il titolo debuttò sul mercato come trentennale. Al momento, presenta una durata residua di poco superiore ai 3 anni.
Rischio default alto
Attualmente, la quotazione di 88 centesimi corrisponde a un rendimento lordo alla scadenza del 13,33%. Lo stato nordafricano è da mesi ad un passo dal default. I rating sono bassissimi: BB-/CCC-/Ba1 per S&P/Fitch/Moody’s. Il rischio di credito insito in questi giudizi è altissimo. Un investitore ci segnala che la sua banca continua ad addebitargli sugli interessi periodicamente incassati l’imposta sostitutiva del 26%, anziché del 12,50% che egli crede sia l’aliquota corretta da applicare. Ci chiede lumi al riguardo, visto che la banca, pur sollecitata e dopo numerose proteste, sostiene di essere nel giusto.
Tasse sui rendimenti, come funziona
Il bond della Banca Centrale di Tunisia ci permette di ripercorrere velocemente il tema dell’imposizione fiscale. Come sappiamo, le cedole e le plusvalenze realizzate sui titoli di stato italiani scontano l’aliquota del 12,50%. Essa è molto più bassa del 26% applicato ai redditi di natura finanziaria, quando questi sono generati da asset privati (obbligazioni, azioni, ecc.). Quello che non tutti sanno è che ai titoli di stato italiani sono equiparati sul piano impositivo anche i titoli di stato stranieri e sovranazionali, nonché emessi da soggetti pubblici locali e governativi.
Ad esempio, anche i bond della Cassa depositi e prestiti scontano una tassazione del 12,50%. L’ente è controllato dal Tesoro, per cui è a tutti gli effetti un soggetto pubblico.
Bond Banca Centrale Tunisia non in black list
In uno solo caso i bond governativi o equiparati sarebbero sottoposti a tassazione del 26%, ossia se rientrassero nella “black list“ stilata dal Tesoro. Si tratta di una lista, a dir il vero anche breve, in cui sono elencati i paesi che non presentano sufficiente trasparenza in materia finanziaria e fiscale. Trattasi di quelli che in gergo definiamo “paradisi fiscali”, piccoli stati e isolette in cui molti capitali vengono dirottare al solo scopo di eludere le tasse nei paesi di origine e di sottrarsi ai controlli. La Tunisia non rientra tra questi. Pertanto, i bond della Banca Centrale di Tunisia, in quanto ente governativo, scontano la tassazione del 12,50%. Con buona pace di qualche banca che si ostina a credere il contrario.