Tasse di successione: Italia paradiso fiscale rispetto al resto d’Europa

Con le tasse di successione l’Italia incassa poco rispetto agli altri Paesi Ue. Il Ministro Gualtieri esclude qualsiasi patrimoniale per aumentare il gettito fiscale.
5 anni fa
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La riforma fiscale passerà anche dall’introduzione di una patrimoniale? Il dubbio serpeggia sempre fra i più attenti ai lavori, soprattutto quando per tagliare Irpef e rimodulare l’Iva è necessario guardare l’elevato livello del debito pubblico italiano che lascia pochi margini di manovra.

In ogni caso,”la patrimoniale non è nel programma del Governo“: lo ha ribadito il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, intervenendo a L’aria che tira su La7, aggiungendo che “noi difendiamo la progressività delle imposte, la nostra azione punta a ridurre il carico fiscale sul lavoro e sui redditi medio-bassi“.

Ma se questo è il pensiero del ministro, altrettanto non si può dire di chi a Bruxelles da tempo storce il naso sui privilegi fiscali degli italiani.

Tasse di successione e donazione più basse d’Europa

Stiamo parlando delle imposte di successione e donazioni che in Italia risultano le più basse d’Europa. Secondo uno studio condotto dall’Università Cattolica di Milano guidato da Carlo Cottarelli in collaborazione con l’Ocse, il fisco italiano incassa mediamente ogni anno 820 milioni di euro dalle tasse per successioni e donazioni, contro i 2,7 miliardi della Spagna, i 6,8 miliardi della Germania e i 14,3 miliardi della Francia. L’Italia appare quindi come un paradiso fiscale agli occhi dei partone europei che vorrebbero che il governo intervenisse sulla leva fiscale alzando il gettito. Le imposte di successione in Italia risultano infatti fra le più basse d’Europa: a seconda del grado di parentela, l’imposta di successione colpisce in linea retta nella misura del 4%, ma con una franchigia di 1 milione di euro. Tra fratelli, l’imposta sale al 6% con franchigia di 100.000 euro e al 8% nei restanti gradi di parentela senza franchigia. Titoli di Stato e polizze sulla vita sono in ogni caso esenti da imposte di successione.

La franchigia

Con queste regole, l’Italia incassa poco rispetto al resto d’Europa – commentano dall’Ocse – solo 820 milioni di euro nel 2018.

Si tratta di una cifra lontana da quanto incassato negli altri principali paesi europei. In Francia, per esempio, nel 2018 il gettito dell’imposta su successioni e donazioni è stato pari a 14,3 miliardi di euro, cioè lo 0,61 per cento del Pil. Per aggiustare il tiro – osservano i tecnici – basterebbe abbassare l’importo della franchigia, portandola da 1 milione a 500.000 euro. Una cifra permetterebbe allo Stato di incassare tanto quando la Spagna, tenendo conto delle relative aliquote.

Vantaggi e svantaggi

Aumentare le tasse di successione in Italia se, da un lato porterebbe maggiori quattrini nelle casse dello Stato, dall’altro rischia di deprimere ulteriormente il mercato immobiliare. Nel nostro Paese, infatti, la maggior parte dei beni devoluti in successione sono immobili, proprio per via dell’alto tasso di possesso della casa. Beni sui quali già grava la patrimoniale ricorrente dell’Imu e che pesa sull’andamento dei prezzi delle case e sul mercato immobiliare in fase di ristagno da più di 10 anni. Cosa ben diversa in Francia e Germania, ad esempio. Tuttavia- dicono gli esperti – aumentare il gettito derivante dalle imposte di successione è possibile. Una proposta ragionevole potrebbe essere quella di mantenere franchigie sufficientemente elevate, in modo tale da evitare che la tassazione ricada prevalentemente sulle proprietà immobiliari del ceto medio, ma al tempo stesso aumentare le aliquote (e la loro progressività) sui trasferimenti più grandi.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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