Il board della BCE ha mantenuto oggi invariati i due programmi di acquisto di bond (“quantitative easing” e PEPP) e i tassi d’interesse. Ma c’è stata la grossa novità del target d’inflazione, rivisto al 2%. Alla pubblicazione del comunicato delle ore 13.45, lo spread BTp-Bund è sceso fino a un minimo di 102 punti base dai 107 punti poco precedenti, salvo risalire nei minuti successivi in area 105.
Dicevamo, il target d’inflazione è stato ridefinito al 2%. A differenza dei comunicati del passato, incluso il penultimo di giugno, è stato fatto presente che i tassi BCE non saranno alzati fino a quando la crescita tendenziale dei prezzi non avrà centrato il 2% e rimarrà tale per un certo periodo.
Tassi BCE fermi e potenziamento QE?
In altre parole, i tassi BCE rimarranno bassi ai livelli attuali o ancora più bassi per un periodo più lungo rispetto a quanto comunicato in passato. Ed ecco che si spiega la discesa dello spread. Il mercato sta premiando i titoli del debito degli stati fiscalmente meno ordinati, dato che condizioni monetarie espansive più a lungo tendono a ridurne i rischi. E dopo il comunicato di questo primo pomeriggio, il rendimento a 10 anni dell’Italia è sceso fino allo 0,65%, ai livelli minimi da inizio aprile scorso.
Il dato saliente, peraltro previsto, riguarda i tassi BCE nell’ottica della “simmetricità” dell’inflazione. Formalmente, l’istituto tollererà d’ora in avanti che i prezzi salgano anche sopra il target per un certo periodo, al fine di compensare i periodi in cui essi siano cresciuti al di sotto di esso. In altre parole, poiché l’inflazione nell’Eurozona è rimasta sotto il 2% sin dagli inizi del 2013, è prevedibile che la BCE consentirà ad essa di salire fino al 2,5-3% per un lasso di tempo sufficientemente lungo.