I buoni fruttiferi postali furono introdotti nel nostro paese nel 1925 come cedole nominative che non potevano essere trasferite. Avevano un valore stabilito, dovevano essere acquistate e custodite dagli utenti e questi ultimi alla scadenza di esse potevano recarsi in Posta per la riscossione. Quest’ultima consisteva come ora nella restituzione della somma affidata più gli interessi composti maturati nel tempo. Questi erano stabiliti in anticipo e si potevano leggere dietro la tabella stampata sul bfp. Negli anni ottanta i tassi degli ordinari erano molto convenienti.
Come sono cambiati i buoni fruttiferi postali: ecco quali erano i tassi
Sul sito di Poste Italiane c’è lo storico dei tassi dei buoni fruttiferi postali ordinari. Ci sono le tabelle addirittura dal 1953 quando al termine del trentesimo anno il tasso nominale di rendimento annuo lordo era del 5%. Tra il 1976 ed il 1981 dalla tabella si evince che gli interessi sono iniziati a salire arrivando alla fine del trentesimo anno all’11%. All’epoca erano esenti dalla ritenuta fiscale come si legge nella tabella ed erano della serie N. Questi titoli, però, a partire dal 31 agosto del 1984 per effetto dei decreti ministeriali sono stati convertiti ai tassi previsti dal quarto anno in poi per la Serie O. A decorrere dal 1° gennaio 1987, invece, sono stati convertiti definitivamente ai tassi della serie Q.
Dall’anno ’81 (1 settembre) al 30 giugno 1984 sono stati collocati i bfp della serie O che rendevano fino al 16% alla fine del trentesimo anno. Una cifra ottima che però non è durata molto in quanto dopo l’emanazione del DM del 13 giugno 1986 a partire dal 1° gennaio 1987 sono stati convertiti ai tassi della Serie Q. Questi ultimi erano del 12% e i buoni di questa tipologia sono stati collocati sul mercato a partire dal 21 settembre 1986.
Successivamente sono stati collocati i buoni serie R dal 1 novembre 1995 al 30 novembre 1996 con tasso nominale annuo lordo dell’11,50%. Poi dalla serie S del dicembre 1996 è iniziato il ribasso fino ad arrivare ad oggi. Dal 6 novembre 2020, infatti, il rendimento effettivo annuo lordo alla fine del ventesimo anno è dello 0,30%.
Buoni fruttiferi postali: tassi e scadenza
Ricordiamo che i buoni ordinari emessi fino al 27 dicembre 2000 e quindi della serie Z avevano una durata di 30 anni. Quelli emessi in seguito e quindi dalla serie A1 in poi avevano durata di 20 anni. Quelli a 30 anni maturavano interessi per bimestri conclusi di anzianità fino al 31 dicembre dell’anno solare in cui scadeva il titolo. I bfp a 20 anni, invece, cessavano di essere fruttiferi alla scadenza dei venti anni. Inoltre i buoni a 30 anni maturavano interessi in regime di capitalizzazione composta nei primi 20 anni e in capitalizzazione semplice dal 21° al 30°. Per i buoni a 20 anni, invece, la capitalizzazione degli interessi è composta per tutta la durata della vita del titolo. Infine Poste Italiane ricorda che a decorrere dal 28 dicembre 2000 i buoni fruttiferi postali rappresentati da documenti cartacei si prescrivono trascorsi dieci anni di infruttuosità.
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