Dopo essere entrata nei libri di testo per i corsi universitari di economia, monitorata dalla Federal Reserve ed essere diventata una speranza per i democratici di Joe Biden, si aspettava ancora meno di essere al centro di tensioni internazionali per i suoi concerti. Taylor Swift fa parlare di sé e non solo per la musica. E’ quotidianamente al centro delle attenzioni pubbliche. E i riflettori su di lei sono accesi particolarmente in Asia, in questi giorni. La pop star americana si trova a Singapore per il suo famosissimo Elas Tour, che già ha superato il miliardo di dollari di incassi, entrando nella storia.
Singapore ottiene l’esclusiva dei concerti Elas Tour
Niente di strano, se non fosse che il premier Lee Hsien Loong ha siglato con Taylor Swift e il suo staff un accordo a porte chiuse, grazie al quale non ci saranno prossime tappe all’infuori di Singapore in Asia, fatta eccezione per Tokyo. Per ogni concerto nel paese al posto di altri vicini, allo staff della cantante sarebbero stati offerti tra i 2 e i 3 milioni di dollari. Lo ha svelato nelle settimane scorse un arrabbiato premier thailandese Srettha Thavisin. E la notizia è arrivata fino alle Filippine, dove un parlamentare ha definito l’accordo in contrasto con i principi Asean, l’area di libero scambio del sud-est asiatico.
Il premier singaporiano ha confermato le indiscrezioni, ma ci ha tenuto a precisare che l’accordo sull’esclusività dei concerti di Taylor Swift non sarebbe “ostile” e ha smentito che le cifre siano anche lontanamente quelle rese note all’estero. Ma cosa ha spinto il governo ad intervenire? Secondo le stime, i sei concerti darebbero all’economia di Singapore una spinta valutata tra 260 e 372 milioni di dollari. I calcoli sono stati eseguiti ipotizzando che il 70% dei partecipanti arrivino dall’estero.
Swiftflation ai radar, non solo negli Stati Uniti
Anche Singapore vuole trarre vantaggio da quello che negli Stati Uniti viene definita da tempo Swiftflation, vale a dire la tendenza della pop star a stimolare prezzi ed economia nei luoghi in cui tiene i suoi concerti. Da poco reduce del quarto Grammy per il miglior album dell’anno, Taylor Swift è diventata un idolo per un ampio pubblico di fan. Pensate che solamente su Instagram vanta 282,6 milioni di follower, dieci volte Chiara Ferragni. Il suo tour attira decine di migliaia di fan nelle città in cui fa tappa, con la conseguenza di vivacizzare il turismo locale e di far lievitare i prezzi di alberghi, ristoranti, bevande, cibo e biglietti.
La Swiftflation è stata presa in seria considerazione dalla Federal Reserve di Philadelphia, che ha deciso di studiarne l’impatto sull’economia statunitense (“Swiftonomics”). E anche il governatore della Reserve Bank of Australia, Michele Bullock, ha di recente lanciato l’allarme. Sostiene che i consumatori deciderebbero di fare a meno anche di altre spese, considerate “superflue” o comunque “secondarie”, pur di spendere qualcosa in più a certi eventi. Taylor Swift è praticamente la corrispondente nel mercato musicale delle gare di Formula Uno o delle partite di calcio in Champions League o per gli Europei o i Mondiali per quanto attiene lo sport.
Taylor Swift tirata per la giacchetta dai democratici
Anche se l’analisi dei dati ha portato alla conclusione che l’impatto sulle economie locali sarebbe meno forte di quanto si pensasse, il fenomeno esiste.
E Taylor Swift non ha mai nascosto le sue posizioni progressiste, tra l’altro sostenendo apertamente la comunità Lgbt. Ma all’università è stato Paul Krugman, Premio Nobel per l’Economia, ad averla portata nei libri di testo. Di lei si parla a proposito dei monopoli. Gli studenti hanno la possibilità di analizzare il comportamento di un monopolista come Ticketmaster nella fissazione dei prezzi dei biglietti ai concerti. Per il Prof Ryan Herzog, tuttavia, il suo fenomeno avrebbe raggiunto il picco, pur aggiungendo: “la puoi odiare o amare, ma certamente la conosci”.
Swtiftonomics alletta l’Asia dopo la pandemia
Tornando a Singapore, Taylor Swift è diventata una carta da spendere per attirare turisti dopo i danni provocati dalla pandemia. I numeri giustificano l’operazione del governo, pur antipatica nei riguardi degli altri stati asiatici. Già con i suoi concerti e quelli di Ed Shreeran si è scoperto che le commissioni sulle carte di pagamento per effettuare le prenotazioni siano esplose del 66% a 284 milioni. In altre parole, il giro d’affari aumenta considerevolmente grazie a una stella della musica. Non che si tratti di una novità assoluta. Basti pensare al caso Beyoncé.
Certo, non accade abitualmente che più governi litighino per contendersi le tappe di un concerto. Finora eravamo abituati a pensare che queste fossero dispute meritevoli per i famosi grandi eventi come Expo, Giochi Olimpici o assegnazione di Mondiali o Europei di Calcio. Per quelli servono ingenti investimenti legati al potenziamento delle infrastrutture e spesso il gioco non vale la candela. Prendersi l’esclusiva dei concerti di Taylor Swift non costa sostanzialmente nulla, non comporta di effettuare lavori sfinenti e finora equivale ad aggiudicarsi una fetta di turismo sicuro senza bisogno neanche di sponsorizzare più di tanto le iniziative in ballo.