Videochiamate a go-go in questo periodo sui nostri dispositivi. Zoom è una delle piattaforme che più di tutte stanno vivendo un grande successo per la quarantena mondiale. O meglio, stava vivendo, perché ora è finita nell’occhio del ciclone per problemi legati alla privacy.
Zoom, problemi dati sensibili
I video delle chiamate registrate sono prima finiti a Facebook, poi ora spunta la mano del Governo di Pechino con server cinesi che fanno transitare il traffico, mentre inizialmente l’app prometteva ben altro.
Rassicurazioni dunque che non sono servite affatto, se è vero che molte videochiamate (non tutte) passano per i data center cinesi. C’è da aggiungere inoltre che le conversazioni non sono coperte da crittografia end-to-end, quindi è possibile accedere liberamente ai loro contenuti attraverso i server stessi. Insomma, rischio grandissimo, visto che tali contenuti possono essere i più diversi e disparati.
Per giustificarsi dallo smistamento di traffico attraverso server cinesi, intervistato da Techcrunch, Yuan ha dichiarato: “Di solito i client di Zoom tentano di connettersi a una serie di datacenter primari all’interno o in prossimità della regione dell’utente. Se però questi tentativi falliscono a causa della congestione della rete o per altri motivi, i client raggiungeranno datacenter secondari”. Ecco quindi spiegato l’inghippo dello smistamenti in Cina.
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