Telepass: fate attenzione il Fisco controlla i pedaggi

Il Fisco controlla i pedaggi Telepass di professionisti che dichiarano poco, tutto parte da una recente sentenza della Corte di Cassazione.
8 anni fa
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Il Telepass offre un comodo servizio, elimina interminabili code ai caselli, ma potrebbe rappresentare una “trappola” per alcuni professionisti. Secondo una recente sentenza della Corte di Cassazione n. 9825/2017 del 19.04.2017, il pedaggio Telepass potrebbe essere usato dal Fisco in sede di accertamenti.

Il controllo incrociato con il conto corrente

Per poter usufruire del servizio Telepass, il canone annuale e tutti i pedaggi autostradali vengono pagati con addebito sul conto corrente del contraente del contratto. Questa operazione è facilmente rintracciabile, potrebbe diventare un grosso problema per i professionisti, se dichiarano redditi bassi ma fanno molti viaggi.

 Il Fisco può richiedere al professionista di dimostrare come fa a sostenere tanti viaggi.

Versamenti, prelievi e giroconti sul conto corrente sono soggetti al controllo del Fisco, ma come fare per evitarlo?

Molte le operazioni bancarie che si eseguono con leggerezza, ma l’Agenzia delle entrate effettua degli accertamenti sui conti correnti. Il più delle volte il contribuente è chiamato a dare spiegazioni il perché ha fatto un giroconto, un prelievo o un versamento, dove ha trovato la disponibilità per farlo, ecc…

Se il contribuente non giustifica l’importo dell’operazione, il Fisco procede con l’accertamento fiscale, può procedere al recupero delle somme non tassate in tutto o in parte e assoggettare al contribuente anche con il pagamento di sanzioni.

Telepass, come evitare il controllo

Il professionista che decide di scaricare dalle tasse il costo dei pedaggi autostradali, deve sapere che, se dichiara un reddito basso, può essere soggetto di controlli dal Fisco, dovrà dare spiegazioni sui viaggi: se sono trasferte lavorative o  per vacanze.

Versamenti, prelievi e giroconti: il suggerimento dei giudici

Per i prelievi effettuati in contanti da un conto e successivamente versati in contanti su un altro conto, l’accertamento fiscale può scattare, ma la Corte di Cassazione risponde di no. Vediamo perché.

Secondo i giudici negli accertamenti bancari bisogna verificare la giustificazione fornite dal contribuente e contrastare la presunzione resa dall’ufficio.

I giudici hanno esaminato un caso in cui la somma è stata prelevata da un conto e versata dopo aver detratto delle spese per uso proprio sul conto bancario personale.

Secondo la Cassazione, spetta al contribuente giustificare i versamenti sul proprio conto, affermando che il versamento è dovuto da prelevamenti eseguiti su un conto, poi riversati su un altro. Giustificando che dal prelievo sono state trattenute delle somme per spese ordinarie dovute alle esigenze familiari e personali.

Lo stesso vale per i pedaggi autostradali – Telepass, l’accertamento non scatta subito, prima viene chiesto al professionista di dimostrare perchè ha effettuato i viaggi e come fa a sostenere i costi con un reddito basso. Solo nel caso in cui il professionista non è grado di dare spiegazioni, scatta l’accertamento fiscale.

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