Conquistare quasi i due terzi dei seggi in Parlamento con una vittoria elettorale a dir poco storica e pochi mesi dopo essere già con l’acqua alla gola sul piano politico. Nessuno avrebbe immaginato un avvio di legislatura così dannatamente impervio per il primo ministro laburista Keir Starmer, praticamente già sulla difensiva sin dall’insediamento a Downing Street a luglio. Una tempesta perfetta rischia di travolgerlo e si sta verificando sotto gli occhi atterriti dei mercati finanziari.
Tempesta perfetta a 3 anni dell’effetto Truss
L’infausta espressione venne utilizzata nel decennio scorso per descrivere la situazione dell’euro, che sembrò ad un certo punto prossimo alla scomparsa.
Sterlina debole con rendimenti su
La tempesta perfetta che scosse i mercati fece rotolare la testa dell’allora premier conservatrice Liz Truss, durata quanto un gatto in tangenziale. Di lei si ricorderà nella storia di avere organizzato i funerali della regina Elisabetta II, deceduta due giorni dopo la sua nomina. Questa svolta la crisi ricade sulle spalle dei laburisti, tornati a governare dopo 14 anni pieni trascorsi tra i banchi dell’opposizione. Il Gilt a 10 anni offriva ieri un rendimento del 4,85%, mai così alto dal 2008. Il trentennale era esploso il giorno prima sopra il 5,20% e ai massimi dal 1998.
In pratica, da quando la Federal Reserve ha iniziato a tagliare i tassi di interesse americani nel settembre scorso i rendimenti inglesi sono saliti di quasi 110 punti base o 1,10%. Si tratta della stessa lievitazione accusata dal Treasury a 10 anni, mentre l’impatto è stato molto meno dirompente nell’Eurozona. Il Bund a 10 anni è salito di circa 40 punti a poco più del 2,50%. Dunque, è accaduto che i rendimenti di Londra siano esplosi in linea con quelli americani. In teoria, ciò avrebbe dovuto stabilizzare il cambio. Invece, la sterlina ha perso contro il dollaro quasi il 7%. Questi sono gli ingredienti fondamentali della tempesta perfetta già in corso di svolgimento.
Tassi alti e austerità in vista
Aspetto non meno preoccupante: la Banca d’Inghilterra ha tagliato i tassi ancora solamente dello 0,50% contro l’1% della Fed e della Banca Centrale Europea. Ciononostante, i margini per allentare ulteriormente la politica monetaria si fanno stretti, anzi quasi non esistono. L’inflazione nel Regno Unito è risalita al 2,6% a novembre, allontanandosi dal target del 2%. I margini di manovra fiscali rischiano anch’essi di azzerarsi. L’ultimo bilancio del cancelliere dello Scacchiere, Rachel Reeves, prevede un aumento della spesa corrente netta di 9,9 miliardi di sterline al massimo in 5 anni. Già 6 sarebbero andati a farsi benedire a causa del rialzo dei tassi avvenuto tra la fine di ottobre e gli inizi di gennaio.
Se i rendimenti continueranno a salire, il governo Starmer potrebbe trovarsi costretto a varare misure di austerità fiscale per non perdere la fiducia del mercato. A quel punto, però, oltre a un problema politico – i laburisti sono tornati al potere promettendo un aumento della spesa per investimenti e hanno già aumentato le tasse di 40 miliardi – scaturirebbe un problema di opportunità economica.
Tempesta perfetta ai danni dell’economia UK
Ecco servita la tempesta perfetta. Un mix tra rialzo dei rendimenti, indebolimento del cambio e deterioramento dei conti pubblici. Il circolo vizioso che rischia di innescarsi passa per l’aumento dell’inflazione a causa della sterlina debole, il quale a sua volta può spingere la Banca d’Inghilterra a sospendere il taglio dei tassi. Ci sarebbe un impatto ulteriormente negativo su economia e bilancio statale. Staremo a vedere. Di certo c’è che Starmer non si aspettava che a sei mesi dal trionfo si sarebbe già trovato in una condizione così critica.