Elezioni anticipate inconcludenti, governo sfiduciato, deficit incontrollato e futuro politico incerto. Si può riassumere così la situazione della Francia, dove alle tensioni istituzionali si sono aggiunte anche quelle sui mercati finanziari. Lo spread con la Germania è salito fino a 90 punti base, ai massimi dal 2012. I rendimenti transalpini sono più alti di quelli di Spagna e, addirittura, Grecia. Le agenzie di rating, che già nella primavera scorsa avevano iniziato a declassare gli Oat, potrebbero tornare alla carica entro pochi mesi. Ciononostante, la crisi è stata finora circoscritta.
Italia bullizzata in piena crisi del debito
Se fino ad oggi le tensioni finanziarie in Francia, tutto sommato, sono state contenute, lo si deve all’Italia. Difficile che i “galletti” si sentiranno mai in debito con i cugini. Non aspettiamoci alcun “merci”, un po’ per sciovinismo e un po’ anche perché è probabile che nemmeno se ne siano resi conto. Eppure è grazie al Bel Paese, ai suoi sacrifici e alle umiliazioni patite in anni e anni di violenza verbale subita a Bruxelles e Francoforte che oggi i nostri vicini di casa possono permettersi di giocare a risiko con i governi senza temere realmente una crisi del debito all’italiana.
Nel 2011, quando al comando della Banca Centrale Europea (BCE) c’era il francese Jean-Claude Trichet, verso l’Italia non vi fu tanta benevolenza. Tutt’altro! Sebbene lo spread esplose per responsabilità che prescindevano le politiche fiscali adottate dai singoli governi del Sud (e in Italia erano state relativamente restrittive), egli colpì duro. Inviò una lettera, poi divenuta pubblica, all’allora premier Silvio Berlusconi con cui gli venivano indicate una cinquantina di riforma da realizzare al più presto. E nel frattempo alzò i tassi di interesse, prospettando tempi difficili per i titoli del debito.
Svolta sotto Draghi
Ci volle l’arrivo di Mario Draghi per svoltare. La BCE tornò a tagliare i tassi, ma soprattutto a sostenere i bond oggetto di speculazione sui mercati con acquisti mirati. Alle banche fu offerta così tanta liquidità a basso costo da evitare il peggio. E poi il “whatever it takes“. Non solo spense l’incendio degli spread, ma allontanò le tensioni dalla stessa Francia. Negli anni successivi ci pensò il Quantitative Easing a rendere strutturale questa politica ultra-accomodante che restrinse i differenziali di rendimento. Nessun Paese fallì all’infuori della Grecia, che era diventato un caso irrecuperabile.
Parigi non ci fu di aiuto. Fece di tutto per bullizzare l’alleato italiano. Ricordiamo ancora tutti le risatine di Nicolas Sarkozy e Angela Merkel in conferenza stampa. Il secondo avrebbe perso le elezioni presidenziali e sarebbe stato incarcerato per corruzione. Il karma. Per fortuna di Emmanuel Macron, autopercepitosi un Napoleone del ventunesimo secolo, l’Italia non sta soffiando sulle tensioni in Francia. E, soprattutto, nel tentativo di stabilizzare il suo debito sui mercati la BCE ha approntato tutta una serie di misure capaci di tenere a bada anche gli Oat.
Tensioni in Francia placate da strumenti BCE
Se nel 2012 venne varato l’Outright Monetary Transactions (OMT), nell’estate del 2022 si arrivò al Transmission Protection Instrument (TPI). Entrambi fungono da scudo anti-spread, seppure mai testati nella realtà. La stessa Christine Lagarde imitò il suo predecessore in pandemia con il varo di un programma specifico noto come PEPP. Tutti questi strumenti oggi consentono di placare le tensioni in Francia. Senza, Parigi avrebbe avuto una situazione molto simile a quella di Roma di 12-13 anni fa. Nessuno ci ringrazierà per questo, ma sta di fatto che con la scusa che bisognasse salvare l’Italia, in Europa si sta impedendo alle convulsioni politiche e fiscali di stati insospettabili di degenerare.