Dall’inizio dell’anno il titolo Monte Paschi di Siena guadagna in borsa un altro 33%. La capitalizzazione è salita a 5,40 miliardi di euro. Un trend, che risente di tante buone notizie arrivate ultimamente da Rocca Salimbeni. Il 2023 si è chiuso con un utile superiore ai 2 miliardi e il ritorno al dividendo dopo 13 anni. La banca registra una schiarita anche sul fronte giudiziario, vedendo diminuiti drasticamente i rischi legali con gli annessi costi da sostenere per il “petitum”. Il Tesoro non può che essere felici.
Monte Paschi sale in borsa e fa sorridere il Tesoro
Ad oggi, i contribuenti italiani hanno versato 7 miliardi di euro per mettere in sicurezza Monte Paschi. Di questi, 5,4 miliardi furono investiti nel 2017 tra ingresso nel capitale (3,9 miliardi) e rimborso delle obbligazioni subordinate in mano alle famiglie (1,5 miliardi). Altri 1,6 miliardi furono spesi a fine 2022 per partecipare pro-quota all’ennesimo aumento di capitale da 2,5 miliardi in tutto. Con la cessione di novembre, lo stato ha incassato 920 milioni. A questi bisogna aggiungere 1,28 miliardi di interessi percepiti tra il 2011 e il 2015 sul prestito noto come “Monti bond”.
Il bilancio resta decisamente negativo per lo stato ed è assai verosimile che lo sarà anche alla fine di questa storia. Per recuperare i rimanenti 4,8 miliardi, la capitalizzazione di Monte Paschi in borsa dovrebbe salire sopra 12 miliardi. Ciò equivarrebbe ad ipotizzare un ulteriore apprezzamento del titolo per il 125%. Improbabilissimo, anche se mai dire mai quando si parla di borse. Comunque sia, la quota in mano al Tesoro vale attualmente più di 2,1 miliardi. Un gruzzoletto che fa gola al governo, che punta ad incassare in tre anni 20 miliardi attraverso le privatizzazioni.
Vendita subito o attende un grosso acquirente
Ed ecco che c’è la tentazione di vendere subito un secondo pacchetto di azioni Monte Paschi per segnalare alla Commissione europea di essere a buon punto con la privatizzazione. E allo stesso tempo, servirebbe a fare cassa. Tuttavia, i numeri stessi invitano alla prudenza. Da quando il Tesoro ha venduto il 25% a novembre, il titolo è salito di un altro 40%. Ai prezzi odierni, quei 920 milioni incassati sarebbero valsi oggi 1,35 miliardi, cioè 430 milioni in più. Questo significa che la fretta può essere una cattiva consigliera.
Inoltre, sappiamo che lo stacco della cedola sarà il prossimo 20 maggio. Se il Tesoro vendesse le sue azioni Monte Paschi prima di quella data, perderebbe 3,15 milioni per ogni 1% di capitale dismesso. Non saranno tanti soldi, ma l’operazione avrebbe un senso se il beneficio in termini finanziari risultasse evidente. C’è da dire che da un lato il governo (giustamente) teme un ripiegamento delle borse nei prossimi mesi, per cui vorrebbe approfittarne prima che ciò accadesse. Dall’altro non ha ancora trovato un acquirente stabile.
Nessuna banca italiana ad oggi interessata
Gira e rigira, il problema è lo stesso da anni. Va bene vendere le azioni Monte Paschi a piccole quote alla volta, ma il rischio è che alla fine la banca non sia in mano a nessuno, cioè che resti senza una guida stabile. Unicredit continua a rifiutare l’acquisizione, Bper e Banco Bpm non inviano alcun segnale in tal senso. In patria, ad oggi nessuno si è fatto avanti per rilevare Siena e formare quel tanto ambito (dal governo) terzo polo bancario. Né il governo vuole vendere a un istituto straniero, meno che mai francese. E man mano che il Tesoro riduce la sua quota, anche il suo potere d’influenza ne risulta diminuito.
I rumors vogliono che la seconda cessione avvenga per circa un altro 10% del capitale di Monte Paschi, così da far scendere la mano pubblica intorno o poco sotto il 30%. Entrerebbe nelle casse pubbliche circa mezzo miliardo. Per la premier Giorgia Meloni vorrebbe dire presentarsi al cospetto degli italiani per le elezioni europee vantando di avere fatto rientrare denaro dalle banche dopo gli anni in cui i contribuenti si erano svenati per salvarle. L’impatto sul bilancio statale sarebbe risibile, mentre così non sarebbe forse sul piano della percezione dell’opinione pubblica.
Possibili nuovi rialzi in borsa
Un’ultima considerazione: ora che Monte Paschi è stata risanata, non ha più il guaio dei crediti deteriorati, ha tagliato i costi e rilanciato i ricavi, il suo valore di borsa è equo o esistono margini apprezzabili per ulteriori rialzi? Una domanda che si staranno ponendo al Tesoro, dove il timore sarebbe attualmente di correre a vendere sottocosto, finendo per ingrassare le sole tasche degli acquirenti. Anche se, a rigore, più che di valore equo dovremmo parlare di “percezione” equa del mercato.
Target price positivi per Monte Paschi
In effetti, alcuni target price delle case d’investimento risultano ben superiori ai 4,29 euro di ieri del titolo a Piazza Affari. Si va dai 5,68 euro di Kbw ai 5,10 euro di Deutsche Bank, scendendo fino ai 4,30 di Equita Sim e Barclays. Nel peggiore dei casi, le azioni Monte Paschi sarebbero prezzate il giusto, nel migliore avrebbero potenzialità di crescita fino al 32-33%. La sola quota in mano al Tesoro avrebbe margini di apprezzamento di altri 700 milioni. Non ci scrivi un bilancio, ma guai a considerarle soltanto noccioline.