Parliamo di spese processuali sostenute dal terzo chiamato in causa dal convenuto e di quando queste deve essere pagate dall’attore. Facciamo chiarezza sulla validità di questa regola.
Principio della soccombenza
Per quanto riguarda le spese processuali supportate dal terzo chiamato in garanzia dal convenuto, queste devono essere pagate dall’attore quando la chiamata in causa è stata voluta dall’attore stesso e legata alla tesi da lui sostenuta e quando queste sono emerse come infondate. In poche parole le spese legate al processo sono a carico dell’attore anche se questo non ha presentato alcuna domanda, basta anche averlo chiamato in causa per iniziative rivelatesi in seguito arbitrarie.
A confermare questa tesi è stata di recente la sentenza del Tribunale di Lecce in merito ad una causa voluta da alcuni attori rispetto ad una ditta costruttrice di un immobile, i quali volevano essere risarciti di alcuni difetti dell’immobile stesso, mentre la ditta in questione, a sua volta, aveva chiamato in causa un’altra azienda. Tutto ciò per sottolineare come durante un processo è sempre necessario pagare le spese processuali, le quali all’inizio vengono anticipate da ciascun soggetto partecipante, ad esempio le spese per l’avvocato. Alla fine del processo sarà il giudice, basandosi sul principio della soccombenza, a decidere chi dovrà pagare e rimborsare le spese per tutti. In poche parole paga chi perde la causa. Differentemente, se vengono chiamati in causa soggetti terzi, quando la chiamata risulta infondata, le spese vanno rimborsate da chi ha fatto la suddetta chiamata al terzo e il principio di soccombenza decade.