Futures in calo a Wall Street, in vista della prima seduta della nuova settimana di negoziazioni. Venerdì scorso, gli indici avevano chiuso in netto rialzo. Nel fine settimana ci ha pensato il segretario al Tesoro USA, Scott Bessent, a spegnere gli entusiasmi. Intervistato dalla NBC, si è detto convinto che l’economia americana si trovi in una fase di “transizione”, anche se non ha escluso l’arrivo di una “recessione”. Questo termine sta deprimendo l’umore degli investitori, sebbene in Europa le borse siano contrastate. Giù Francoforte e Parigi, su Milano e sulla parità Londra.
Correzione in borsa salutare
Bessent non ha detto alcunché di sconvolgente, ma quanto basta per fare intendere il possibile “mood” sui mercati finanziari nei prossimi mesi.
Egli ha dichiarato che non sarebbe salutare una borsa che sale ininterrottamente, perché ciò portò alla crisi del 2008. Proprio per questo vede come “salutare” la correzione in corso a Wall Street. Di certo, ha aggiunto, non si poteva andare avanti a colpi di spesa pubblica. Nel lungo periodo, la borsa salirà grazie a una buona politica fiscale, alla deregolamentazione e alla sicurezza energetica.
Troppo debito e immigrazione incontrollata
Parole che hanno fatto intendere quanto l’ipotesi di una recessione non sembri dispiacere affatto all’amministrazione Trump. Come abbiamo scritto più volte, gli USA non vanno in crisi dal lontano febbraio 2009, facendo eccezione per le poche settimane di caduta del Pil a causa del Covid nel 2020. Un’espansione così prolungata è stata resa possibile da un elevato indebitamento pubblico, nonché dalla crescita della popolazione per oltre 30 milioni di abitanti in 15 anni. Fattori non replicabili all’infinito.
Il deficit nel 2024 è stato prossimo al 7% del Pil, pur sotto una buona congiuntura economica. E gli immigrati non possono continuare ad entrare a fiumi come se nulla fosse.
Per rimediare alla situazione, l’amministrazione Trump intende ridurre la spesa pubblica iniziando dal licenziamento di decine di migliaia di dipendenti federali. Se ne sta occupando tra le polemiche Elon Musk, a capo del DOGE, Dipartimento per l’Efficienza Governativa. Un modo anche per ridurre l’influenza del cosiddetto “deep state” e avviare quella deregolamentazione promessa agli americani in campagna elettorale.
Recessione USA, oggi dati su vendite e manifattura
L’incertezza sui dazi accresce il rischio di recessione, anche se Bessent ha sostenuto nell’intervista che non è detto che l’aumento delle tariffe provochi inflazione. A suo dire, le imprese assorbirebbero gli aumenti e il resto lo farebbe il tasso di cambio. Sarà, ma il cambio di paradigma scuote i mercati finanziari. Da inizio anno l’indice S&P 500 perde il 4% e dai massimi di febbraio più dell’8%. Interessante sarà monitorare oggi i dati sulle vendite al dettaglio nel mese di febbraio e l’indice manifatturiero a marzo. Invieranno qualche ulteriore segnale sullo stato di salute dell’economia americana e, soprattutto, sulla fiducia di consumatori e imprese.